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Auktionsarchiv: Los-Nr. 2

ALBARELLO Montelupo, 1440-1450 Maiolica

Schätzpreis
12.000 € - 18.000 €
ca. 15.207 $ - 22.810 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 2

ALBARELLO Montelupo, 1440-1450 Maiolica

Schätzpreis
12.000 € - 18.000 €
ca. 15.207 $ - 22.810 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

ALBARELLO Montelupo, 1440-1450 Maiolica decorata in monocromia blu di cobalto alt. cm 22; diam. bocca cm 12; diam. base cm 12 Sul fondo etichetta stampata Galleria Pesaro/Milano; manoscritto numero 6 Intatto; usure allorlo, alla spalla e al piede Corredato da attestato di libera circolazione Earthenware, glazed and painted in cobalt blue H. 22 cm; mouth diam. 12 cm; foot diam. 12 cm Printed label Galleria Pesaro/Milano; handwritten n. 6 In very good condition; wear to rim, shoulder, and foot An export licence is available for this lot Il vaso apotecario ha unimboccatura larga con orlo piano appena estroflesso e collo cilindrico breve terminante in una spalla carenata. Il corpo è cilindrico e termina in un calice appena accennato, con una strozzatura che finisce nel piede a base piatta con orlo arrotondato. Sotto la base, è visibile unincisione scalfita dopo la cottura. Il decoro, dipinto in blu di cobalto, è incentrato su una distribuzione simmetrica in registri sovrapposti senza soluzione di continuità La morfologia del contenitore è ben nota ed è tipica dei manufatti in maiolica prodotti dalle officine toscane già nel corso del secolo XIV, ma con massima diffusione nel corso del secolo XV. Lalbarello proviene dalla collezione Ducrot, passata allasta a Milano presso la Galleria Pesaro nel 1934 come opera di area toscana della metà del secolo XV. Chompret già nel 1946 attribuiva questa serie di opere ad area fiorentina, associando a questo alcuni altri pezzi come confronto: fra questi, per esempio, lalbarello del Victoria and Albert Museum, morfologicamente e stilisticamente assai vicino al nostro vaso. Molti sono infatti gli esemplari di confronto, conservati nelle principali raccolte museali del settore, ai quali si può fare riferimento. Fra questi, ve nè uno conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge che presenta una variante nella piccola ansa aggiunta appena sotto il collo; un altro è al Museo di Berlino. Recentemente Fausto Berti ha fornito unaccurata analisi di questa tipologia di vasi raggruppando i confronti. Lo studioso fiorentino considera lalbarello riconducibile alla produzione in blu prevalente nella versione ispirata alla pittografia araba e pertanto definito cufico o meglio pseudo-cufico. Si tratta di un uso decorativo medio-orientale che, oltre a veicolare i versetti del Corano, fungeva da motivo ornamentale, rifacendosi al vasellame di produzione dei vasai moreschi di Valenza, quello però impreziosito dal lustro metallico. Questo decoro divenne un riferimento per i vasari occidentali, che ne utilizzarono lintreccio compositivo a puro scopo ornamentale. Tale modalità stilistica rimase in auge per circa un cinquantennio, fino allincirca alla fine del 400: proprio per questa ragione, la datazione è collocata nel periodo compreso tra il 1430 e il 1460 circa. Un ulteriore confronto ci viene dallalbarello simile della collezione della Cassa di Risparmio di Perugia, considerato di produzione montelupina e in base ai confronti museali già citati datato agli anni 1440-1470. Inoltre, un confronto a nostro parere molto prossimo allalbarello in esame ci viene fornito dal vaso pubblicato da Berti in occasione della mostra sulla maiolica di Montelupo: la datazione proposta per tale esemplare è tra il 1440 e il 1450. Abbiamo già accennato alla provenienza del vaso dalla collezione Ducrot, passata allasta nel 1934. Nel 1970 fu venduto da Alavoine Antiquité di Parigi, che lo datava al 1450.

Auktionsarchiv: Los-Nr. 2
Auktion:
Datum:
27.10.2014
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
info@pandolfini.it
+39 055 2340888
+39 055 244343
Beschreibung:

ALBARELLO Montelupo, 1440-1450 Maiolica decorata in monocromia blu di cobalto alt. cm 22; diam. bocca cm 12; diam. base cm 12 Sul fondo etichetta stampata Galleria Pesaro/Milano; manoscritto numero 6 Intatto; usure allorlo, alla spalla e al piede Corredato da attestato di libera circolazione Earthenware, glazed and painted in cobalt blue H. 22 cm; mouth diam. 12 cm; foot diam. 12 cm Printed label Galleria Pesaro/Milano; handwritten n. 6 In very good condition; wear to rim, shoulder, and foot An export licence is available for this lot Il vaso apotecario ha unimboccatura larga con orlo piano appena estroflesso e collo cilindrico breve terminante in una spalla carenata. Il corpo è cilindrico e termina in un calice appena accennato, con una strozzatura che finisce nel piede a base piatta con orlo arrotondato. Sotto la base, è visibile unincisione scalfita dopo la cottura. Il decoro, dipinto in blu di cobalto, è incentrato su una distribuzione simmetrica in registri sovrapposti senza soluzione di continuità La morfologia del contenitore è ben nota ed è tipica dei manufatti in maiolica prodotti dalle officine toscane già nel corso del secolo XIV, ma con massima diffusione nel corso del secolo XV. Lalbarello proviene dalla collezione Ducrot, passata allasta a Milano presso la Galleria Pesaro nel 1934 come opera di area toscana della metà del secolo XV. Chompret già nel 1946 attribuiva questa serie di opere ad area fiorentina, associando a questo alcuni altri pezzi come confronto: fra questi, per esempio, lalbarello del Victoria and Albert Museum, morfologicamente e stilisticamente assai vicino al nostro vaso. Molti sono infatti gli esemplari di confronto, conservati nelle principali raccolte museali del settore, ai quali si può fare riferimento. Fra questi, ve nè uno conservato al Fitzwilliam Museum di Cambridge che presenta una variante nella piccola ansa aggiunta appena sotto il collo; un altro è al Museo di Berlino. Recentemente Fausto Berti ha fornito unaccurata analisi di questa tipologia di vasi raggruppando i confronti. Lo studioso fiorentino considera lalbarello riconducibile alla produzione in blu prevalente nella versione ispirata alla pittografia araba e pertanto definito cufico o meglio pseudo-cufico. Si tratta di un uso decorativo medio-orientale che, oltre a veicolare i versetti del Corano, fungeva da motivo ornamentale, rifacendosi al vasellame di produzione dei vasai moreschi di Valenza, quello però impreziosito dal lustro metallico. Questo decoro divenne un riferimento per i vasari occidentali, che ne utilizzarono lintreccio compositivo a puro scopo ornamentale. Tale modalità stilistica rimase in auge per circa un cinquantennio, fino allincirca alla fine del 400: proprio per questa ragione, la datazione è collocata nel periodo compreso tra il 1430 e il 1460 circa. Un ulteriore confronto ci viene dallalbarello simile della collezione della Cassa di Risparmio di Perugia, considerato di produzione montelupina e in base ai confronti museali già citati datato agli anni 1440-1470. Inoltre, un confronto a nostro parere molto prossimo allalbarello in esame ci viene fornito dal vaso pubblicato da Berti in occasione della mostra sulla maiolica di Montelupo: la datazione proposta per tale esemplare è tra il 1440 e il 1450. Abbiamo già accennato alla provenienza del vaso dalla collezione Ducrot, passata allasta nel 1934. Nel 1970 fu venduto da Alavoine Antiquité di Parigi, che lo datava al 1450.

Auktionsarchiv: Los-Nr. 2
Auktion:
Datum:
27.10.2014
Auktionshaus:
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Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
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