Piatto Faenza, Pittore del servizio V (o U) numerato, ultimo quarto del 500 Maiolica Diametro cm 21,7 buona conservazione Provenienza: collezione privata Si tratta di un tagliere, di diametro contenuto, con basso cavetto, ampia tesa e basso piede ad anello. Sul recto, a piena superficie, è istoriato le- pisodio del Nuovo Testamento, riferito a Salomè, nel momento in cui riceve su un vassoio la testa di S. Giovanni Battista che aveva chiesto a Erode Antipa, poiché il santo aveva biasimato lunione tra sua madre Erodiade e lo stesso Antipa (MAR- CO 6, 14- 29; MATTEO 14, 6-11). La fanciulla è dipinta in primo piano, in atto di porgere il vassoio al carnefice che tiene ancora la spada in mano con cui ha tagliato la testa del Battista, stretta con laltra. Il corpo del santo de- capitato giace a terra tra i due. La scena è ambientata nelle carceri poste al piano inferiore della reggia, qui raffigurata in alto, dove si svolge il banchetto con il re di Giudea al centro. Il retro del piatto è smaltato. Dipinto in arancio, blu, bruno e giallo. Lopera è interessante perché pendant di altra, delle stesse ridotte dimensioni di diametro, raf- figurante Le cinque vergini folli (MATTEO 25, 1-13) (c, d)1 , che rispetto a quelle standard del piatto (23/25 cm), al momento fa di questa cop- pia una rarità documentaria che allarga la casistica finora nota dei bianchi istoriati. Liconografia di entrambe risulta coerente con lindirizzo figurativo seguito dal maestro che, stando a quanto si conosce, nei suoi soggetti si orientra verso le silografie delle edizioni a stampa, veneziane lionesi, sia di soggetti profani sia sacri, perlopiù di bellissime figure ornate. Entrambe infatti sono ispirate alle omonime scene contenute nella edizione del Nuovo Testa- mento, stampata a Venezia nel 1574 (b), i cui legni sono riptresi anche in quella del 1587. Naturalmente sono trascrizioni interpretate con alcune varianti: ad esempio, nel caso in esame, il maestro elimina la rampa di scale, che a sinistra nella stampa collega le prigioni alle sale del palaz- zo di Erode, e il carnefice è in abiti tipici dei sol- dati romani, mentre nella fonte grafica è in vesti cinquecentesche. Stilisticamente le due opere gemelle posseggono tutti i caratteri peculiari della maniera del Pitto- re del servizio V numerato, cosiddetto perché la sua opera principale dovette essere un mo- numentale servizio (credenza) istoriato, con- trassegnato in ogni suo pezzo da una segnatura composta da una V (o U), seguita da un numero: per ora il più basso è il 3 di una coppa del Museo di Limoges, mentre il più alto è il 172 di un piatto in una raccolta privata tedesca2. Egli è un vero protagonista della scena maiolicara faentina del secondo 500, che, come statura pittorica, divide con altre due grandi personalità, il Maestro dei panneggi e il Maestro dello steccato 3. Il pittore manifesta sempre una grande unitarietà stilistica: figure snelle e cariche di movimento, panneggi terminanti con ariose ondulazioni, profili con barbe inanellate,sobri accenni di architetture, graticcio dei riquadri del pavimento ecc. La sua attività si concentra nel corso dellultimo quarto del 500 e probabilmente per un certo periodo gravita nellorbita della maggiore bottega del momento a Faenza, quella dei Bettisi.b 1RAVANELLI GUIDOTTI 2006, pp. 162- 167, schede 46 e s. 2RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 147- 156. Si aggiunga un piatto dello stesso servizio, marcato sul verso con il numero 125, nelle raccolte nazionali polacche, pub- blicato di recente (SWIETLICKLA 2010, scheda 16, pp. 84- 85). 3RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 264- 307. Bibliografia Lopera è pubblicata in: RAVANELLI GUIDOTTI 2006, pp. 162- 165, scheda 46.
Piatto Faenza, Pittore del servizio V (o U) numerato, ultimo quarto del 500 Maiolica Diametro cm 21,7 buona conservazione Provenienza: collezione privata Si tratta di un tagliere, di diametro contenuto, con basso cavetto, ampia tesa e basso piede ad anello. Sul recto, a piena superficie, è istoriato le- pisodio del Nuovo Testamento, riferito a Salomè, nel momento in cui riceve su un vassoio la testa di S. Giovanni Battista che aveva chiesto a Erode Antipa, poiché il santo aveva biasimato lunione tra sua madre Erodiade e lo stesso Antipa (MAR- CO 6, 14- 29; MATTEO 14, 6-11). La fanciulla è dipinta in primo piano, in atto di porgere il vassoio al carnefice che tiene ancora la spada in mano con cui ha tagliato la testa del Battista, stretta con laltra. Il corpo del santo de- capitato giace a terra tra i due. La scena è ambientata nelle carceri poste al piano inferiore della reggia, qui raffigurata in alto, dove si svolge il banchetto con il re di Giudea al centro. Il retro del piatto è smaltato. Dipinto in arancio, blu, bruno e giallo. Lopera è interessante perché pendant di altra, delle stesse ridotte dimensioni di diametro, raf- figurante Le cinque vergini folli (MATTEO 25, 1-13) (c, d)1 , che rispetto a quelle standard del piatto (23/25 cm), al momento fa di questa cop- pia una rarità documentaria che allarga la casistica finora nota dei bianchi istoriati. Liconografia di entrambe risulta coerente con lindirizzo figurativo seguito dal maestro che, stando a quanto si conosce, nei suoi soggetti si orientra verso le silografie delle edizioni a stampa, veneziane lionesi, sia di soggetti profani sia sacri, perlopiù di bellissime figure ornate. Entrambe infatti sono ispirate alle omonime scene contenute nella edizione del Nuovo Testa- mento, stampata a Venezia nel 1574 (b), i cui legni sono riptresi anche in quella del 1587. Naturalmente sono trascrizioni interpretate con alcune varianti: ad esempio, nel caso in esame, il maestro elimina la rampa di scale, che a sinistra nella stampa collega le prigioni alle sale del palaz- zo di Erode, e il carnefice è in abiti tipici dei sol- dati romani, mentre nella fonte grafica è in vesti cinquecentesche. Stilisticamente le due opere gemelle posseggono tutti i caratteri peculiari della maniera del Pitto- re del servizio V numerato, cosiddetto perché la sua opera principale dovette essere un mo- numentale servizio (credenza) istoriato, con- trassegnato in ogni suo pezzo da una segnatura composta da una V (o U), seguita da un numero: per ora il più basso è il 3 di una coppa del Museo di Limoges, mentre il più alto è il 172 di un piatto in una raccolta privata tedesca2. Egli è un vero protagonista della scena maiolicara faentina del secondo 500, che, come statura pittorica, divide con altre due grandi personalità, il Maestro dei panneggi e il Maestro dello steccato 3. Il pittore manifesta sempre una grande unitarietà stilistica: figure snelle e cariche di movimento, panneggi terminanti con ariose ondulazioni, profili con barbe inanellate,sobri accenni di architetture, graticcio dei riquadri del pavimento ecc. La sua attività si concentra nel corso dellultimo quarto del 500 e probabilmente per un certo periodo gravita nellorbita della maggiore bottega del momento a Faenza, quella dei Bettisi.b 1RAVANELLI GUIDOTTI 2006, pp. 162- 167, schede 46 e s. 2RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 147- 156. Si aggiunga un piatto dello stesso servizio, marcato sul verso con il numero 125, nelle raccolte nazionali polacche, pub- blicato di recente (SWIETLICKLA 2010, scheda 16, pp. 84- 85). 3RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 264- 307. Bibliografia Lopera è pubblicata in: RAVANELLI GUIDOTTI 2006, pp. 162- 165, scheda 46.
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