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Auktionsarchiv: Los-Nr. 21

TONDINO DERUTA, JACOPO MANCINI DETTO IL

Schätzpreis
25.000 € - 35.000 €
ca. 26.997 $ - 37.796 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 21

TONDINO DERUTA, JACOPO MANCINI DETTO IL

Schätzpreis
25.000 € - 35.000 €
ca. 26.997 $ - 37.796 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

TONDINO DERUTA, JACOPO MANCINI DETTO IL FRATE O NICOLA FRANCIOLI, 1530-1540 CIRCA Maiolica decorata in policromia con blu, arancio, verde rame, giallo antimonio su smalto bianco crema. Alt. cm 4, diam. cm 23,3, diam. piede cm 7. Provenienza Collezione Sir William Sterling Maxwell; Collezione Adda; Palais Galliera, 29 novembre 3 dicembre 1965, lotto 505; Collezione Bellucci, Perugia; Collezione privata, Perugia Bibliografia B. Rackham, Islamic Pottery and Italian Maiolica. Illustrated Catalogue of a Private Collection , Londra 1959, p. 106 n. 382, tav. 170B; C. Fiocco, G. Gherardi, Ceramiche umbre dal Medioevo allo Storicismo. Parte prima: Orvieto e Deruta , Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, Faenza 1988, pp. 128-129 fig. 79; C. Fiocco, G. Gherardi (a cura di), La ceramica di Deruta , Perugia 1994, p. 273 n. 170 Il tondino presenta un cavetto profondo e larga tesa piana con orlo arrotondato, e poggia su un piede ad anello basso appena concavo. Il decoro è realizzato a riserva sul fondo bianco: il pittore ha tracciato le campiture decorative riempiendole in blu, in manganese e in verde ramina. Il braccio che nella porzione superiore sorregge un ramo fiorito, i due grifoni alati che affiancano il cavetto, la testa di aquila nella parte inferiore e le ghirlande fogliate che riempiono armonicamente la tesa sono sapientemente ombreggiate in giallo antimonio. Qua e là, lungo la tesa, alcuni dettagli sono colorati da tocchi di verde ramina, ed in particolare nelle ali dei grifoni, che diventano i protagonisti della decorazione unitamente allo stemma centrale. Al centro del cavetto il decoro prevede uno stemma, non identificato, tripartito ( il canton destro in campo d’azzurro vede un braccio che regge un ramoscello fiorito con tre rose; al canton destro di punta su campo d’argento con otto fasce d’argento e di rosso; in campo sinistro d’oro una fascia verde con tre teste di lupo in oro ) e sormontato da una decorazione fitomorfa circondata da nastri blu. Alcune ombreggiature in blu diluito danno profondità alla composizione. Al fianco dello stemma le lettere “ G ” e “ A ”. Sul retro del piatto un sottile decoro alla porcellana con sottili girali fogliate delineate in blu e, al centro del piede una M corsiva parafatta. Lo stemma riprodotto accomuna, con alcune lievi varianti, un buon numero di piatti, tanto da permettere gli studiosi di parlare di “Servizio G.A.” (1). Il piatto in oggetto, ben noto agli studi, appartiene a questo gruppo di stoviglie decorate a grottesche su fondo blu, che recano appunto al centro il medesimo emblema e, sul retro, alcune girali ricurve “ alla porcellana” che circondano una lettera “ M ” corsiva paraffata, spesso associata ad altri decori e attribuita alla produzione derutese. I piatti di questa serie a noi noti sono i seguenti: un piatto ora al Museo di Cluny (2), messo in relazione da Fiocco Gherardi con il coperchio del Kunstgewerbemuseum di Berlino (3), un piatto al Museo del Louvre (4), uno al museo Gulbekian di Lisbona ed uno infine segnalato al museo di Lindenau in Turingia (5). Il piatto apparteneva alla prestigiosa collezione Adda ed era stato attribuito da Rackham alla bottega Mancini. Lo studioso (6) nella sua scheda avvicinava stilisticamente questa opera a quelle derutesi che recano sul retro la M paraffata, ed in particolare ad un piatto del Victoria and Albert Museum (7) e ad uno del Fitzwilliam Museum di Cambridge (8), ricordando come i piatti recanti questo tipo di sigla sul retro fossero da attribuire alle manifatture derutesi (9). Tale aggiudicazione alla città umbra di Deruta è ormai generalmente accettata. L’opera è stata ampiamente studiata e pubblicata, come si evince in bibliografia, in particolare da Carola Fiocco e Gabriella Gherardi, che la inseriscono con buona probabilità nell’attività produttiva della bottega di Giacomo Mancini attraverso una serie di interessanti confronti stilistici. Il paragone con i piatti dello stesso servizio, sia p

Auktionsarchiv: Los-Nr. 21
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
info@pandolfini.it
+39 055 2340888
+39 055 244343
Beschreibung:

TONDINO DERUTA, JACOPO MANCINI DETTO IL FRATE O NICOLA FRANCIOLI, 1530-1540 CIRCA Maiolica decorata in policromia con blu, arancio, verde rame, giallo antimonio su smalto bianco crema. Alt. cm 4, diam. cm 23,3, diam. piede cm 7. Provenienza Collezione Sir William Sterling Maxwell; Collezione Adda; Palais Galliera, 29 novembre 3 dicembre 1965, lotto 505; Collezione Bellucci, Perugia; Collezione privata, Perugia Bibliografia B. Rackham, Islamic Pottery and Italian Maiolica. Illustrated Catalogue of a Private Collection , Londra 1959, p. 106 n. 382, tav. 170B; C. Fiocco, G. Gherardi, Ceramiche umbre dal Medioevo allo Storicismo. Parte prima: Orvieto e Deruta , Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, Faenza 1988, pp. 128-129 fig. 79; C. Fiocco, G. Gherardi (a cura di), La ceramica di Deruta , Perugia 1994, p. 273 n. 170 Il tondino presenta un cavetto profondo e larga tesa piana con orlo arrotondato, e poggia su un piede ad anello basso appena concavo. Il decoro è realizzato a riserva sul fondo bianco: il pittore ha tracciato le campiture decorative riempiendole in blu, in manganese e in verde ramina. Il braccio che nella porzione superiore sorregge un ramo fiorito, i due grifoni alati che affiancano il cavetto, la testa di aquila nella parte inferiore e le ghirlande fogliate che riempiono armonicamente la tesa sono sapientemente ombreggiate in giallo antimonio. Qua e là, lungo la tesa, alcuni dettagli sono colorati da tocchi di verde ramina, ed in particolare nelle ali dei grifoni, che diventano i protagonisti della decorazione unitamente allo stemma centrale. Al centro del cavetto il decoro prevede uno stemma, non identificato, tripartito ( il canton destro in campo d’azzurro vede un braccio che regge un ramoscello fiorito con tre rose; al canton destro di punta su campo d’argento con otto fasce d’argento e di rosso; in campo sinistro d’oro una fascia verde con tre teste di lupo in oro ) e sormontato da una decorazione fitomorfa circondata da nastri blu. Alcune ombreggiature in blu diluito danno profondità alla composizione. Al fianco dello stemma le lettere “ G ” e “ A ”. Sul retro del piatto un sottile decoro alla porcellana con sottili girali fogliate delineate in blu e, al centro del piede una M corsiva parafatta. Lo stemma riprodotto accomuna, con alcune lievi varianti, un buon numero di piatti, tanto da permettere gli studiosi di parlare di “Servizio G.A.” (1). Il piatto in oggetto, ben noto agli studi, appartiene a questo gruppo di stoviglie decorate a grottesche su fondo blu, che recano appunto al centro il medesimo emblema e, sul retro, alcune girali ricurve “ alla porcellana” che circondano una lettera “ M ” corsiva paraffata, spesso associata ad altri decori e attribuita alla produzione derutese. I piatti di questa serie a noi noti sono i seguenti: un piatto ora al Museo di Cluny (2), messo in relazione da Fiocco Gherardi con il coperchio del Kunstgewerbemuseum di Berlino (3), un piatto al Museo del Louvre (4), uno al museo Gulbekian di Lisbona ed uno infine segnalato al museo di Lindenau in Turingia (5). Il piatto apparteneva alla prestigiosa collezione Adda ed era stato attribuito da Rackham alla bottega Mancini. Lo studioso (6) nella sua scheda avvicinava stilisticamente questa opera a quelle derutesi che recano sul retro la M paraffata, ed in particolare ad un piatto del Victoria and Albert Museum (7) e ad uno del Fitzwilliam Museum di Cambridge (8), ricordando come i piatti recanti questo tipo di sigla sul retro fossero da attribuire alle manifatture derutesi (9). Tale aggiudicazione alla città umbra di Deruta è ormai generalmente accettata. L’opera è stata ampiamente studiata e pubblicata, come si evince in bibliografia, in particolare da Carola Fiocco e Gabriella Gherardi, che la inseriscono con buona probabilità nell’attività produttiva della bottega di Giacomo Mancini attraverso una serie di interessanti confronti stilistici. Il paragone con i piatti dello stesso servizio, sia p

Auktionsarchiv: Los-Nr. 21
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
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Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
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+39 055 2340888
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