Piatto Faenza, prima metà del sec. XVI Maiolica Diametro cm 26 Fratture e piccole integrazioni restaurate Provenienza: collezione privata Il piatto mostra largo cavetto fondo, leggermente umbonato, ampia tesa con breve orlo e piede appena accennato solo nel cerchio di appoggio. Al centro del cavetto, allinterno di un medaglione, è dipinto il busto di una bella vòlto a sinistra, con i capelli che scendono ordinatamente fino alle spalle e in parte raccolti dietro la nuca in un velo ricamato. Attorno al medaglione si dispongono tre strette fasce con motivi vegetali e geometrici, mentre la tesa risulta integralmente campita da embricazioni puntinate in bianco su bianco. Filettature blu e gialle allorlo. Sul verso, nellincavo del piede è dipinto una sorta di asterisco e un punto, mentre sulla restante superficie si notano dei motivi alla porcellana molto diradati. Filettature attorno al piede e allorlo. Dipinto in arancio, bruno, blu, verde e bianco su bianco. Al di là che il tema centrale sia una bella di interpretazione non comune, lopera nel complesso rientra nel repertorio che, secondo unespressione registrata nei documenti faentini dei primi del 500, ottenne fortuna sotto laffascinante denominazione di vaghezze e gentilezze di Faenza. Si tratta infatti, come questo caso dimostra, del connubio raffinato tra una tematica vaga e gentile, espressa con sofisticatissimi effetti di sopraccolore sullo smalto, il cosiddetto bianco su bianco, che trova nelle date di due opere nel Castello Sforzesco di Milano, ripetitivamente il 1534 e il 1567, importanti riferimenti cronologici1. Anche la decorazione sul verso, alla porcellana, pur enfatizzata nelle sue componenti vegetali, trova riscontro con materiali recuperati in siti locali; altrettanto la segnatura dellasterisco, che si documenta in reperti faentini,anche decoratia grottesche, come dimostra, ad esempio, il piatto nella scheda n. 21 di questo catalogo. La figura della bella inoltre manifesta dei tratti fisionomici che colgono quelli reali del volto della giovanetta cui era destinata lopera, attraverso i quali si manifesta unespressione di tenera grazia, resa con amorosa cura dal pittore, che si sofferma sui ricami del piccolo velo posto ad ornamento dellacconciatura. 1RAVANELLI GUIDOTTI 2000, scheda 127 e 128, pp. 113- 131. Bibliografia Lopera è pubblicata in: GALEAZZI- VALENTINI 1975, p. 57; RAVANELLI GUIDOTTI 2000, pp. 111- 112, fig. 142.
Piatto Faenza, prima metà del sec. XVI Maiolica Diametro cm 26 Fratture e piccole integrazioni restaurate Provenienza: collezione privata Il piatto mostra largo cavetto fondo, leggermente umbonato, ampia tesa con breve orlo e piede appena accennato solo nel cerchio di appoggio. Al centro del cavetto, allinterno di un medaglione, è dipinto il busto di una bella vòlto a sinistra, con i capelli che scendono ordinatamente fino alle spalle e in parte raccolti dietro la nuca in un velo ricamato. Attorno al medaglione si dispongono tre strette fasce con motivi vegetali e geometrici, mentre la tesa risulta integralmente campita da embricazioni puntinate in bianco su bianco. Filettature blu e gialle allorlo. Sul verso, nellincavo del piede è dipinto una sorta di asterisco e un punto, mentre sulla restante superficie si notano dei motivi alla porcellana molto diradati. Filettature attorno al piede e allorlo. Dipinto in arancio, bruno, blu, verde e bianco su bianco. Al di là che il tema centrale sia una bella di interpretazione non comune, lopera nel complesso rientra nel repertorio che, secondo unespressione registrata nei documenti faentini dei primi del 500, ottenne fortuna sotto laffascinante denominazione di vaghezze e gentilezze di Faenza. Si tratta infatti, come questo caso dimostra, del connubio raffinato tra una tematica vaga e gentile, espressa con sofisticatissimi effetti di sopraccolore sullo smalto, il cosiddetto bianco su bianco, che trova nelle date di due opere nel Castello Sforzesco di Milano, ripetitivamente il 1534 e il 1567, importanti riferimenti cronologici1. Anche la decorazione sul verso, alla porcellana, pur enfatizzata nelle sue componenti vegetali, trova riscontro con materiali recuperati in siti locali; altrettanto la segnatura dellasterisco, che si documenta in reperti faentini,anche decoratia grottesche, come dimostra, ad esempio, il piatto nella scheda n. 21 di questo catalogo. La figura della bella inoltre manifesta dei tratti fisionomici che colgono quelli reali del volto della giovanetta cui era destinata lopera, attraverso i quali si manifesta unespressione di tenera grazia, resa con amorosa cura dal pittore, che si sofferma sui ricami del piccolo velo posto ad ornamento dellacconciatura. 1RAVANELLI GUIDOTTI 2000, scheda 127 e 128, pp. 113- 131. Bibliografia Lopera è pubblicata in: GALEAZZI- VALENTINI 1975, p. 57; RAVANELLI GUIDOTTI 2000, pp. 111- 112, fig. 142.
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