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Auktionsarchiv: Los-Nr. 26

COPPA FAENZA, PROBABILMENTE NELLA

Schätzpreis
120.000 € - 180.000 €
ca. 129.587 $ - 194.381 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 26

COPPA FAENZA, PROBABILMENTE NELLA

Schätzpreis
120.000 € - 180.000 €
ca. 129.587 $ - 194.381 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

COPPA FAENZA, PROBABILMENTE NELLA BOTTEGA DI CASA PIROTA, 1515-1520 Maiolica dipinta in policromia con verde, giallo, giallo-arancio, blu di cobalto, bruno di manganese. Alt. cm 3, diam. cm 25,6 Provenienza Sotheby’s, Londra, 21 novembre 1978, lotto 45; Collezione privata, Faenza Bibliografia T. Wilson (a cura di), Italian Renaissance Pottery, Papers written in association with a colloquium at the British Museum , Londra 1991, p. 159, p. 165 fig. 8 La coppa è liscia con orlo leggermente rialzato e arrotondato e poggiava su un alto piede a parete svasata, oggi perduto. Al centro del cavetto una scena istoriata occupa tutto lo spazio, presentando un gruppo di personaggi su una zolla di terra con sponde ondulate. A destra, assiso in trono, un giovane in abiti eleganti con un cappello piumato e lunghi capelli, indosso una lorica che copre una camiciola dalle maniche a tre quarti trattenute da un laccio sull’omero, le spalle coperte da un manto azzurro, e ai piedi calzari con schiniere. Al suo fianco un personaggio dalle vesti simili, privo però di mantello e con un copricapo rinascimentale in testa, mentre regge un’alzata di metallo. Accanto a lui un vecchio con una tunica corta e con la barba bianca sembra ascoltare un giovane dai capelli biondi vestito di una corta tunica ornata da un manto trattenuto sulla schiena da un nodo. Davanti al gruppo un giovane nudo con le mani legate dietro alla schiena. La scena è inserita in un paesaggio lacustre di fantasia con isole dalla foggia ondulata, abitate da villaggi con case dal tetto aguzzo, chiese con campanili, torri merlate e siepi tondeggianti. Sulla destra un pozzo e palazzi con torri, mentre sullo sfondo alcune montagne dal profilo allungato e cima appiattita, davanti alle quali sosta un veliero dalla carena arcuata. Colpisce il cielo, dipinto al tramonto, con nuvolette a chiocciola sopra un nimbo allungato reso roseo dal riflesso del sole. L’iconografia di quest’opera e di quelle a lei affini è mutuata da un affresco di Gerolamo Genga, dipinto nel Palazzo Petrucci di Siena intorno al 1507 (1). Timothy Wilson ha lungamente studiato quest’opera e i tre esemplari di confronto fino ad ora noti, e proprio da uno di essi, quello più vicino per morfologia e scelta decorativa, ma non per stile pittorico, partiamo nella nostra analisi. Si tratta della coppa con Il figlio di Fabio Massimo di fronte a Annibale , conservata al British Museum (2), sul cui soggetto si è per lungo tempo discusso, leggendolo come Giulio Cesare e Ariovisto che negoziano per i prigionieri Edui , episodio tratto dal De bello Gallico di Giulio Cesare (3). E anche se un piatto di confronto conservato al Louvre reca al verso la didascalia La storia di cesare Imperatore romano , Wilson sostiene che l’identificazione con Cesare del soggetto di questo piatto sia sempre stata difficile (4). La storia degli studi dell’opera del British passa quindi dal riconoscimento del soggetto raffigurato con più interpretazioni. Tatrai nel 1978 propose di interpretare il soggetto come Fabio Massimo che riscatta i prigionieri romani , da Tito Livio (XXII, 23.6), Valerio Massimo (IV,VIII,I) e Plutarco (Fabio Massimo, 7), dove si racconta che Fabio Massimo e Annibale trattarono per i prigionieri uno a uno, ma a causa dell’enorme spesa il Senato romano si rifiutò di procedere ulteriormente e Fabio Massimo inviò il proprio figlio con istruzioni scritte ben precise per la trattativa. L’interpretazione dell’affresco da parte di Agosti è dunque come la trattativa fatta dal figlio di Fabio Massimo (5); il tema dell’affresco riguardava infatti il committente, che lo fece realizzare al ritorno dal proprio esilio in Francia grazie al supporto del re Luigi XII. Lo stesso affresco fu copiato su pergamena in un album per lungo tempo attribuito a Jacopo da Bologna, che ne firma il soggetto a mostri marini disegnato sul retro nel 1516. Ma anche gli studi interpretativi sul disegno e sullo stile del medesimo sono complessi, e un'ipotesi

Auktionsarchiv: Los-Nr. 26
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
info@pandolfini.it
+39 055 2340888
+39 055 244343
Beschreibung:

COPPA FAENZA, PROBABILMENTE NELLA BOTTEGA DI CASA PIROTA, 1515-1520 Maiolica dipinta in policromia con verde, giallo, giallo-arancio, blu di cobalto, bruno di manganese. Alt. cm 3, diam. cm 25,6 Provenienza Sotheby’s, Londra, 21 novembre 1978, lotto 45; Collezione privata, Faenza Bibliografia T. Wilson (a cura di), Italian Renaissance Pottery, Papers written in association with a colloquium at the British Museum , Londra 1991, p. 159, p. 165 fig. 8 La coppa è liscia con orlo leggermente rialzato e arrotondato e poggiava su un alto piede a parete svasata, oggi perduto. Al centro del cavetto una scena istoriata occupa tutto lo spazio, presentando un gruppo di personaggi su una zolla di terra con sponde ondulate. A destra, assiso in trono, un giovane in abiti eleganti con un cappello piumato e lunghi capelli, indosso una lorica che copre una camiciola dalle maniche a tre quarti trattenute da un laccio sull’omero, le spalle coperte da un manto azzurro, e ai piedi calzari con schiniere. Al suo fianco un personaggio dalle vesti simili, privo però di mantello e con un copricapo rinascimentale in testa, mentre regge un’alzata di metallo. Accanto a lui un vecchio con una tunica corta e con la barba bianca sembra ascoltare un giovane dai capelli biondi vestito di una corta tunica ornata da un manto trattenuto sulla schiena da un nodo. Davanti al gruppo un giovane nudo con le mani legate dietro alla schiena. La scena è inserita in un paesaggio lacustre di fantasia con isole dalla foggia ondulata, abitate da villaggi con case dal tetto aguzzo, chiese con campanili, torri merlate e siepi tondeggianti. Sulla destra un pozzo e palazzi con torri, mentre sullo sfondo alcune montagne dal profilo allungato e cima appiattita, davanti alle quali sosta un veliero dalla carena arcuata. Colpisce il cielo, dipinto al tramonto, con nuvolette a chiocciola sopra un nimbo allungato reso roseo dal riflesso del sole. L’iconografia di quest’opera e di quelle a lei affini è mutuata da un affresco di Gerolamo Genga, dipinto nel Palazzo Petrucci di Siena intorno al 1507 (1). Timothy Wilson ha lungamente studiato quest’opera e i tre esemplari di confronto fino ad ora noti, e proprio da uno di essi, quello più vicino per morfologia e scelta decorativa, ma non per stile pittorico, partiamo nella nostra analisi. Si tratta della coppa con Il figlio di Fabio Massimo di fronte a Annibale , conservata al British Museum (2), sul cui soggetto si è per lungo tempo discusso, leggendolo come Giulio Cesare e Ariovisto che negoziano per i prigionieri Edui , episodio tratto dal De bello Gallico di Giulio Cesare (3). E anche se un piatto di confronto conservato al Louvre reca al verso la didascalia La storia di cesare Imperatore romano , Wilson sostiene che l’identificazione con Cesare del soggetto di questo piatto sia sempre stata difficile (4). La storia degli studi dell’opera del British passa quindi dal riconoscimento del soggetto raffigurato con più interpretazioni. Tatrai nel 1978 propose di interpretare il soggetto come Fabio Massimo che riscatta i prigionieri romani , da Tito Livio (XXII, 23.6), Valerio Massimo (IV,VIII,I) e Plutarco (Fabio Massimo, 7), dove si racconta che Fabio Massimo e Annibale trattarono per i prigionieri uno a uno, ma a causa dell’enorme spesa il Senato romano si rifiutò di procedere ulteriormente e Fabio Massimo inviò il proprio figlio con istruzioni scritte ben precise per la trattativa. L’interpretazione dell’affresco da parte di Agosti è dunque come la trattativa fatta dal figlio di Fabio Massimo (5); il tema dell’affresco riguardava infatti il committente, che lo fece realizzare al ritorno dal proprio esilio in Francia grazie al supporto del re Luigi XII. Lo stesso affresco fu copiato su pergamena in un album per lungo tempo attribuito a Jacopo da Bologna, che ne firma il soggetto a mostri marini disegnato sul retro nel 1516. Ma anche gli studi interpretativi sul disegno e sullo stile del medesimo sono complessi, e un'ipotesi

Auktionsarchiv: Los-Nr. 26
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
info@pandolfini.it
+39 055 2340888
+39 055 244343
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