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Auktionsarchiv: Los-Nr. 37

GRANDE PIATTO URBINO, LUCA BALDI PER IL

Schätzpreis
40.000 € - 60.000 €
ca. 43.195 $ - 64.793 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 37

GRANDE PIATTO URBINO, LUCA BALDI PER IL

Schätzpreis
40.000 € - 60.000 €
ca. 43.195 $ - 64.793 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

GRANDE PIATTO URBINO, LUCA BALDI PER IL SERVIZIO DEL CARDINALE ROBERTO DE LENONCOURT, 1550 Maiolica dipinta in policromia con verderame, verde oliva, giallo, giallo-arancio, blu di cobalto, bruno di manganese nella tonalità del nero e del marrone, bianco di stagno. Alt. cm 5,5; diam. cm 36; diam. piede cm 12,2. Sul retro l'iscrizione Judas rex Jsraelitaru[m] expugnat / Chananeos . Provenienza Collezione Dean Paul, Londra; Collezione Pannwitz, Monaco; Collezione privata, Firenze Bibliografia Die Sammlung von Pannwitz, München, Kunst und Kunstgewerbe des XV.XVII Jahrhunderts. Helbig Munich, 24-25 October 1905, n. 254 tav. 13; T. Wilson “The maiolica-painter Francesco Durantino mobility and collaboration in Urbino istoriato”, in S. Glaser, Italienische Fayencen der Renaissance. Ihre Spuren in internationalen Museumssammlungen , Wissenschaftliche Beibände zum Anzeiger des Germanischen Nationalmuseums (Nuremberg), Vol. 22 (2004), pp. 118-120 fig. 16; L. Pesante, Francesco Durantino vasaro. A Perugia, Nazzano, Roma e Torino , in “FAENZA”, 2-2012, pp. 9-29. Il piatto ha un ampio cavetto, tesa larga e appena obliqua con orlo arrotondato, e poggia su un piede ad anello abbastanza rilevato. Il retro è decorato a cerchi gialli concentrici sull’orlo, e reca sotto il piede la scritta Judas rex Jsraelitaru[m] expugnat/ Chananeos. Il fronte è interamente ricoperto da una fitta decorazione istoriata raffigurante una scena di battaglia. Al centro un duello tra due cavalieri, dove quello armato di lancia colpisce lo scudo dell’avversario mentre questi alza la spada per colpire. Dietro i due cavalieri s’intravede il volto di una figura con il capo avvolto in un turbante. Sulla destra un soldato e un personaggio barbato osservano la scena, mentre sul lato sinistro un terzo cavaliere che indossa un cappello frigio, sguainando la spada, si gira guardandosi alle spalle, mentre una figura femminile sembra osservare la scena anch’essa girata nello stesso verso. Ai piedi del cavallo un soldato morto e, di fronte, uno che fugge. La scena è inserita in un paesaggio boscoso con alberi dal fusto nodoso e fronde fitte a ciuffi compatti, dove lo sfondo si apre fra balze erbose e coperte da boschi verso montagne dal profilo azzurrato che si stagliano in un cielo con nubi arricciate. In alto lo stemma del committente ( d'argento, alla croce scanalata di rosso): “in argento scuti solio crucem dentatam coccinea ferebat” [1] . La scena trae ispirazione almeno in parte da un’incisione di Marco Dente da Ravenna da Raffello databile tra il 1520-1523 [2] , spesso usato dai pittori di maiolica in questo periodo. Vi riconosciamo i due cavalieri in lotta, che il pittore adatta alle sue esigenze, e che soprattutto nei cavalli riesce a rendere con una maestria particolare. Il cavaliere con la lancia sembra invece realizzato ispirandosi ad un’altra incisione, da un affresco di Giulio Romano con Achille che porta il corpo di Patroclo di Léon Davent [3] . Ed è riconoscibile anche il soldato con cappello frigio, anch’esso però riadattato nello stile del pittore, che aggiunge la barba e semplifica il copricapo. Gli altri personaggi sono aggiunti liberamente oppure utilizzando altre incisioni al momento non identificate [4] . C’è dunque una certa libertà nell’interpretare l’incisione o le incisioni, possibile anche l’apporto del committente nel suggerire le scelte dei soggetti [5] . Da chiarire anche un’eventuale coinvolgimento nella scelta, realizzazione dei cartoni o trasposizione dei soggetti, di Paolo Folco, uno sconosciuto pittore che opera come mediatore tra il cardinale e Luca Baldi [6] . Il piatto era già noto agli studiosi perché appartenuto alla collezione Pannwitz di Monaco e venduto nel 1905 insieme ad una fiasca, oggi conservata al Victoria and Albert Museum [7] . I passaggi successivi a quella vendita non sono noti, ma il piatto è stato pubblicato da Timothy Wilson nel suo articolo su Francesco Durantino negli atti del convegno di Norimberga

Auktionsarchiv: Los-Nr. 37
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
info@pandolfini.it
+39 055 2340888
+39 055 244343
Beschreibung:

GRANDE PIATTO URBINO, LUCA BALDI PER IL SERVIZIO DEL CARDINALE ROBERTO DE LENONCOURT, 1550 Maiolica dipinta in policromia con verderame, verde oliva, giallo, giallo-arancio, blu di cobalto, bruno di manganese nella tonalità del nero e del marrone, bianco di stagno. Alt. cm 5,5; diam. cm 36; diam. piede cm 12,2. Sul retro l'iscrizione Judas rex Jsraelitaru[m] expugnat / Chananeos . Provenienza Collezione Dean Paul, Londra; Collezione Pannwitz, Monaco; Collezione privata, Firenze Bibliografia Die Sammlung von Pannwitz, München, Kunst und Kunstgewerbe des XV.XVII Jahrhunderts. Helbig Munich, 24-25 October 1905, n. 254 tav. 13; T. Wilson “The maiolica-painter Francesco Durantino mobility and collaboration in Urbino istoriato”, in S. Glaser, Italienische Fayencen der Renaissance. Ihre Spuren in internationalen Museumssammlungen , Wissenschaftliche Beibände zum Anzeiger des Germanischen Nationalmuseums (Nuremberg), Vol. 22 (2004), pp. 118-120 fig. 16; L. Pesante, Francesco Durantino vasaro. A Perugia, Nazzano, Roma e Torino , in “FAENZA”, 2-2012, pp. 9-29. Il piatto ha un ampio cavetto, tesa larga e appena obliqua con orlo arrotondato, e poggia su un piede ad anello abbastanza rilevato. Il retro è decorato a cerchi gialli concentrici sull’orlo, e reca sotto il piede la scritta Judas rex Jsraelitaru[m] expugnat/ Chananeos. Il fronte è interamente ricoperto da una fitta decorazione istoriata raffigurante una scena di battaglia. Al centro un duello tra due cavalieri, dove quello armato di lancia colpisce lo scudo dell’avversario mentre questi alza la spada per colpire. Dietro i due cavalieri s’intravede il volto di una figura con il capo avvolto in un turbante. Sulla destra un soldato e un personaggio barbato osservano la scena, mentre sul lato sinistro un terzo cavaliere che indossa un cappello frigio, sguainando la spada, si gira guardandosi alle spalle, mentre una figura femminile sembra osservare la scena anch’essa girata nello stesso verso. Ai piedi del cavallo un soldato morto e, di fronte, uno che fugge. La scena è inserita in un paesaggio boscoso con alberi dal fusto nodoso e fronde fitte a ciuffi compatti, dove lo sfondo si apre fra balze erbose e coperte da boschi verso montagne dal profilo azzurrato che si stagliano in un cielo con nubi arricciate. In alto lo stemma del committente ( d'argento, alla croce scanalata di rosso): “in argento scuti solio crucem dentatam coccinea ferebat” [1] . La scena trae ispirazione almeno in parte da un’incisione di Marco Dente da Ravenna da Raffello databile tra il 1520-1523 [2] , spesso usato dai pittori di maiolica in questo periodo. Vi riconosciamo i due cavalieri in lotta, che il pittore adatta alle sue esigenze, e che soprattutto nei cavalli riesce a rendere con una maestria particolare. Il cavaliere con la lancia sembra invece realizzato ispirandosi ad un’altra incisione, da un affresco di Giulio Romano con Achille che porta il corpo di Patroclo di Léon Davent [3] . Ed è riconoscibile anche il soldato con cappello frigio, anch’esso però riadattato nello stile del pittore, che aggiunge la barba e semplifica il copricapo. Gli altri personaggi sono aggiunti liberamente oppure utilizzando altre incisioni al momento non identificate [4] . C’è dunque una certa libertà nell’interpretare l’incisione o le incisioni, possibile anche l’apporto del committente nel suggerire le scelte dei soggetti [5] . Da chiarire anche un’eventuale coinvolgimento nella scelta, realizzazione dei cartoni o trasposizione dei soggetti, di Paolo Folco, uno sconosciuto pittore che opera come mediatore tra il cardinale e Luca Baldi [6] . Il piatto era già noto agli studiosi perché appartenuto alla collezione Pannwitz di Monaco e venduto nel 1905 insieme ad una fiasca, oggi conservata al Victoria and Albert Museum [7] . I passaggi successivi a quella vendita non sono noti, ma il piatto è stato pubblicato da Timothy Wilson nel suo articolo su Francesco Durantino negli atti del convegno di Norimberga

Auktionsarchiv: Los-Nr. 37
Auktion:
Datum:
09.11.2016
Auktionshaus:
Pandolfini Casa d'Aste
Borgo degli Albizi 26
Palazzo Ramirez-Montalvo
50122 Firenze
Italien
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+39 055 2340888
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