MARIO SIRONI [Sassari 12/05/1885 - Milano 05/08/1961] Composizione, prima metà anni '40 tempera e matita grassa su cartoncino marrone 32,7x50,2 cm, firma sulla destra, etichetta della Galleria S. Erasmo (MI) al retro, opera registrata presso l'Archivio Mario Sironi come da documentazione allegata. A seguito di un incontro a Roma con Umberto Boccioni aderisce in gioventù al Movimento Futurista colpito soprattutto dal divisionismo di Balla e dal costruttivismo sintetico impiegato da Carrá per spazi e volumi. Negli anni Venti la sua opera assume un valore civile e politico prima come illustratore del Popolo d'Italia e poi come promotore insieme a Margherita Sarfatti del gruppo milanese del Novecento con il quale condivide l'ideale del necessario ritorno all'ordine e della difesa dei valori tradizionali. Viene incaricato dal governo fascista di eseguire imponenti cicli decorativi per i quali utilizza tecniche tradizionali come l'affresco e il mosaico e nel 1933 scrive il Manifesto della pittura murale insieme a Carrà e Campigli. Dal secondo dopoguerra si dedica alla pittura a cavalletto recuperando la serie giovanile delle Periferie Urbanecontraddistina da architetture cupe e geometriche ma intense ed evocative che riflettono la paura e l'incertezza della contemporaneità e della condizione umana. Sue opere sono presenti nelle collezioni del Museo del Novecento di Milano, del MART di Rovereto e della Tate Gallery di Londra.
MARIO SIRONI [Sassari 12/05/1885 - Milano 05/08/1961] Composizione, prima metà anni '40 tempera e matita grassa su cartoncino marrone 32,7x50,2 cm, firma sulla destra, etichetta della Galleria S. Erasmo (MI) al retro, opera registrata presso l'Archivio Mario Sironi come da documentazione allegata. A seguito di un incontro a Roma con Umberto Boccioni aderisce in gioventù al Movimento Futurista colpito soprattutto dal divisionismo di Balla e dal costruttivismo sintetico impiegato da Carrá per spazi e volumi. Negli anni Venti la sua opera assume un valore civile e politico prima come illustratore del Popolo d'Italia e poi come promotore insieme a Margherita Sarfatti del gruppo milanese del Novecento con il quale condivide l'ideale del necessario ritorno all'ordine e della difesa dei valori tradizionali. Viene incaricato dal governo fascista di eseguire imponenti cicli decorativi per i quali utilizza tecniche tradizionali come l'affresco e il mosaico e nel 1933 scrive il Manifesto della pittura murale insieme a Carrà e Campigli. Dal secondo dopoguerra si dedica alla pittura a cavalletto recuperando la serie giovanile delle Periferie Urbanecontraddistina da architetture cupe e geometriche ma intense ed evocative che riflettono la paura e l'incertezza della contemporaneità e della condizione umana. Sue opere sono presenti nelle collezioni del Museo del Novecento di Milano, del MART di Rovereto e della Tate Gallery di Londra.
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