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Auktionsarchiv: Los-Nr. 0116

POLIDORO, DETTO POLIDORO DA CARAVAGGIO CALDARA (1497 - 1543)

Schätzpreis
4.000 € - 6.000 €
ca. 4.844 $ - 7.266 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 0116

POLIDORO, DETTO POLIDORO DA CARAVAGGIO CALDARA (1497 - 1543)

Schätzpreis
4.000 € - 6.000 €
ca. 4.844 $ - 7.266 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

POLIDORO, DETTO POLIDORO DA CARAVAGGIO CALDARA (1497 - 1543) Il ratto delle sabine. 16.4 x 17.2 cm Penna e inchiostro acquerellato con lumeggiature a biacca, su carta marrone chiara controfondata. Tipologia oggetto Opere su carta Dipartimento ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Periodo Arte antica **Opera proveniente da fallimento di società. Disegno preparatorio per il fregio di Palazzo Milesi, Roma, al verso. Provenienza: Vendita Nassetta del 1875 (come da scritta a matita, con grafia novecentesca, sul verso della controfondatura). L’opera é accompagnata dall’expertise di Emilio Negro. Polidoro Caldara, meglio conosciuto come Polidoro da Caravaggio, è noto soprattutto per l’attività di decoratore che lo vede impegnato a Roma negli anni antecedenti il Sacco di Roma del 1527; la sua opera ha poi avuto grande seguito grazie alla diffusione di incisioni ed è stata di rilevante importanza per gli artisti dei secoli successivi come Pietro da Cortona Peter Paul Rubens e Heinrich Füssli Le prime notizie circa l’apprendistato dell’artista risalgono al 1515, anno in cui si trova a Roma dove, grazie alla conoscenza di Giulio Romano e Giovanni da Udine, entra nella bottega di Raffaello, a quel tempo impegnata negli affreschi dei Palazzi Vaticani: Polidoro lavora, dal 1517 al 1518 circa, alla decorazione di alcune parti delle Logge di Papa Leone X. Durante il suo apprendistato stringe rapporti con il pittore e l’architetto spagnolo Pedro Machuca (1490-1550) ed il fiorentino Perin del Vaga (1501- 1547), con i quali costituisce il nucleo degli artisti raffaelleschi che danno all’insegnamento classico del Maestro un’interpretazione più violenta e caricata. La prima opera autonoma di rilievo è la decorazione della Cappella della Passione in Santa Maria della Pietà in Vaticano (1522-1523), dove si ha la più alta espressione della sua concezione drammatica ed eccentrica della natura e della classicità e dove si avverte già la presenza di spunti di derivazione nordica. Polidoro diventa celebre a Roma come pittore di facciate e di palazzi (tra cui quella del Palazzo Milesi, suo capolavoro), attività che svolge in collaborazione con altri artisti, in particolare con Maturino da Firenze: in essi vengono sviluppati soggetti classici che conferiscono splendore anche agli edifici architettonicamente più modesti grazie al ricorso alla tecnica a chiaroscuro della grisaille, tesa a imitare rilievi antichi (come la Colonna Traiana) e finte architetture prospettiche. Questi affreschi, il cui successo è all’epoca ampiamente riconosciuto sia da Leone X sia da Clemente VII, sono purtroppo quasi tutti scomparsi e fruibili unicamente grazie ai disegni e alle incisioni pervenute. Il personale sentimento dell’antico, la sua particolare visione della natura e il suo stile drammatico avvicina Polidoro a Michelangelo, del quale studia attentamente la Cappella Sistina ed agli artisti innovatori che giungono a Roma da ogni parte d’Italia, come il Rosso Fiorentino (1495-1540), Parmigianino (1503- 1540) e il fiammingo Jan van Scorel (1495-1562). Il risultato di questi influssi manieristi è la decorazione della Cappella di Fra’ Mariano in San Silvestro al Quirinale eseguita intorno al 1526, nella quale viene esaltata una natura selvaggia che arriva a prevaricare anche le rovine classiche e che può essere considerata un precedente dell’arte europea del paesaggio del XVII secolo. Al culmine della carriera Polidoro è costretto a lasciare Roma in seguito al Sacco (1527) e a riparare a Napoli, dove riceve essenzialmente commissioni ecclesiastiche. L’anno successivo si sposta a Messina, dove rimane sino alla morte: qui l’influsso dei polittici gotici spagnoli e fiamminghi lo porta verso un’evoluzione in senso manieristico ed espressionistico che si esprime attraverso uno stile rapido, dal disegno aguzzo e dalla composizione decentrata, e ad una espressività ancora più forte e caricata. Le opere della fase finale della sua produzione, contraddistinte da una materia scarna ed oleo

Auktionsarchiv: Los-Nr. 0116
Auktion:
Datum:
15.12.2020
Auktionshaus:
Capitolium Art
Via C.Cattaneo n. 55
25121 Brescia
Italien
info@capitoliumart.it
+39 030 2072256
+39 030 2054269
Beschreibung:

POLIDORO, DETTO POLIDORO DA CARAVAGGIO CALDARA (1497 - 1543) Il ratto delle sabine. 16.4 x 17.2 cm Penna e inchiostro acquerellato con lumeggiature a biacca, su carta marrone chiara controfondata. Tipologia oggetto Opere su carta Dipartimento ARTE ANTICA E DEL XIX SECOLO Periodo Arte antica **Opera proveniente da fallimento di società. Disegno preparatorio per il fregio di Palazzo Milesi, Roma, al verso. Provenienza: Vendita Nassetta del 1875 (come da scritta a matita, con grafia novecentesca, sul verso della controfondatura). L’opera é accompagnata dall’expertise di Emilio Negro. Polidoro Caldara, meglio conosciuto come Polidoro da Caravaggio, è noto soprattutto per l’attività di decoratore che lo vede impegnato a Roma negli anni antecedenti il Sacco di Roma del 1527; la sua opera ha poi avuto grande seguito grazie alla diffusione di incisioni ed è stata di rilevante importanza per gli artisti dei secoli successivi come Pietro da Cortona Peter Paul Rubens e Heinrich Füssli Le prime notizie circa l’apprendistato dell’artista risalgono al 1515, anno in cui si trova a Roma dove, grazie alla conoscenza di Giulio Romano e Giovanni da Udine, entra nella bottega di Raffaello, a quel tempo impegnata negli affreschi dei Palazzi Vaticani: Polidoro lavora, dal 1517 al 1518 circa, alla decorazione di alcune parti delle Logge di Papa Leone X. Durante il suo apprendistato stringe rapporti con il pittore e l’architetto spagnolo Pedro Machuca (1490-1550) ed il fiorentino Perin del Vaga (1501- 1547), con i quali costituisce il nucleo degli artisti raffaelleschi che danno all’insegnamento classico del Maestro un’interpretazione più violenta e caricata. La prima opera autonoma di rilievo è la decorazione della Cappella della Passione in Santa Maria della Pietà in Vaticano (1522-1523), dove si ha la più alta espressione della sua concezione drammatica ed eccentrica della natura e della classicità e dove si avverte già la presenza di spunti di derivazione nordica. Polidoro diventa celebre a Roma come pittore di facciate e di palazzi (tra cui quella del Palazzo Milesi, suo capolavoro), attività che svolge in collaborazione con altri artisti, in particolare con Maturino da Firenze: in essi vengono sviluppati soggetti classici che conferiscono splendore anche agli edifici architettonicamente più modesti grazie al ricorso alla tecnica a chiaroscuro della grisaille, tesa a imitare rilievi antichi (come la Colonna Traiana) e finte architetture prospettiche. Questi affreschi, il cui successo è all’epoca ampiamente riconosciuto sia da Leone X sia da Clemente VII, sono purtroppo quasi tutti scomparsi e fruibili unicamente grazie ai disegni e alle incisioni pervenute. Il personale sentimento dell’antico, la sua particolare visione della natura e il suo stile drammatico avvicina Polidoro a Michelangelo, del quale studia attentamente la Cappella Sistina ed agli artisti innovatori che giungono a Roma da ogni parte d’Italia, come il Rosso Fiorentino (1495-1540), Parmigianino (1503- 1540) e il fiammingo Jan van Scorel (1495-1562). Il risultato di questi influssi manieristi è la decorazione della Cappella di Fra’ Mariano in San Silvestro al Quirinale eseguita intorno al 1526, nella quale viene esaltata una natura selvaggia che arriva a prevaricare anche le rovine classiche e che può essere considerata un precedente dell’arte europea del paesaggio del XVII secolo. Al culmine della carriera Polidoro è costretto a lasciare Roma in seguito al Sacco (1527) e a riparare a Napoli, dove riceve essenzialmente commissioni ecclesiastiche. L’anno successivo si sposta a Messina, dove rimane sino alla morte: qui l’influsso dei polittici gotici spagnoli e fiamminghi lo porta verso un’evoluzione in senso manieristico ed espressionistico che si esprime attraverso uno stile rapido, dal disegno aguzzo e dalla composizione decentrata, e ad una espressività ancora più forte e caricata. Le opere della fase finale della sua produzione, contraddistinte da una materia scarna ed oleo

Auktionsarchiv: Los-Nr. 0116
Auktion:
Datum:
15.12.2020
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Via C.Cattaneo n. 55
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