Piatto Faenza, seconda metà del sec. XV Maiolica Diametro cm 31,6 Rotture e integrazioni restaurate Provenienza: collezione privata Il piatto presenta ampio cavetto, fondo e carenato, robusta tesa obliqua con bordo arrotondato e piede ad anello. Il biscotto mostra impasto depurato e di color paglierino rosato. Sul verso, allinterno del cavetto, campeggia la figura stante, volta a destra, di un uomo scalzo, legato alla caviglia sinistra con una corda ad un paletto piantato in terra. Indossa abiti da lavoro, con un grembiule, una calza, una tunica ed un cappello probabilmente di pelliccia. Con una mano stringe un cerchio con appese delle chiavi e sulle spalle con due stanghe trasporta una cassetta da lavoro: probabilmente si tratta di un chiavaiolo. Dietro di lui, allaltezza della testa, è dipinto orizzontalmente un largo cartiglio dalle estremità arricciate, sul quale sono tracciate delle lettere a comporre una legenda di incerto significato. La figura è contornata a riserva, in modo da essere separata dal fondo, che è disseminato di corolle, rametti, spiralette, puntini ecc. Sulla tesa si dispongono cinque coppie di melograni stilizzati, alternate ad altrettanti settori riempiti di fitte rigature parallele. Sul verso, allinterno del piede, è dipinta una M, in blu. Dipinto in blu (zaffera), con parche tracce di giallo e di verde. Siamo in presenza di un raro saggio figurativo appartenente al cosiddetto stile italo-moresco, famiglia decorativa concentrata soprattutto in Romagna e nelle regioni dellItalia centrale, che elabora modelli ispano-moreschi a lustro, impiegando soprattutto un blu zaffera di tono cinerino, dai cui il nome di tavolozza fredda, con dettagli in giallo cedrino e in verde. La foggia che più la rappresenta è senza dubbio il piatto a cavetto carenato e con piede ad anello (o a cercine), mentre lapparato decorativo si fonda sui principali filoni quattrocenteschi: epigrafico, fitomorfo, zoomorfo, araldico e figurato, sempre risparmiati dal fondo per mezzo di una cartella a riserva, entro sfondi ispirati ai modelli iberici, cioè minuti motivi vegetali, corolle, spiralette, puntini, palmette a ventaglio, rosette ecc. Unimportante novità di tale famiglia, che bene rappresenta lo stile severo della maiolica quattrocentesca, è rappresentata dallacquisizione della figura: sono infatti documentate opere con ritratti e personaggi negli abiti del tempo1, sia curtensi sia popolari, formulati per lo più secondo una figuratività un po acerba, ma permeata di una vena descrittiva talvolta ironica, pienamente manifestata in questopera. Siamo infatti di fronte ad uno straordinario documento figurativo e di costume. Larte del chiavaiolo dal Medioevo rivestiva unimportanza fondamentale nella vita quotidiana delle comunità cittadine e delle campagne, poiché, oltre alle chiavi si occupava di serrature cardini, chiavistelli, maniglie ecc. Aveva una sua corporazione, provvista di uno statuto e di uninsegna. Era mestiere particolarmente delicato sotto il profilo della legge, poiché il chiavaiolo poteva essere coinvolto in complicità in furti e scassi; per questo particolarmente severe erano le pene previste nei confronti di questi artigiani, come la scena di questo piatto pare proprio confermare. Peccato solo che la cripticità della legenda tracciata sul cartiglio impedisca al momento di ricavare altre informazioni, specie su possibili significati simbolici connessi allimmagine stessa. 1RAVANELLI GUIDOTTI 1998, pp. 118- 130.
Piatto Faenza, seconda metà del sec. XV Maiolica Diametro cm 31,6 Rotture e integrazioni restaurate Provenienza: collezione privata Il piatto presenta ampio cavetto, fondo e carenato, robusta tesa obliqua con bordo arrotondato e piede ad anello. Il biscotto mostra impasto depurato e di color paglierino rosato. Sul verso, allinterno del cavetto, campeggia la figura stante, volta a destra, di un uomo scalzo, legato alla caviglia sinistra con una corda ad un paletto piantato in terra. Indossa abiti da lavoro, con un grembiule, una calza, una tunica ed un cappello probabilmente di pelliccia. Con una mano stringe un cerchio con appese delle chiavi e sulle spalle con due stanghe trasporta una cassetta da lavoro: probabilmente si tratta di un chiavaiolo. Dietro di lui, allaltezza della testa, è dipinto orizzontalmente un largo cartiglio dalle estremità arricciate, sul quale sono tracciate delle lettere a comporre una legenda di incerto significato. La figura è contornata a riserva, in modo da essere separata dal fondo, che è disseminato di corolle, rametti, spiralette, puntini ecc. Sulla tesa si dispongono cinque coppie di melograni stilizzati, alternate ad altrettanti settori riempiti di fitte rigature parallele. Sul verso, allinterno del piede, è dipinta una M, in blu. Dipinto in blu (zaffera), con parche tracce di giallo e di verde. Siamo in presenza di un raro saggio figurativo appartenente al cosiddetto stile italo-moresco, famiglia decorativa concentrata soprattutto in Romagna e nelle regioni dellItalia centrale, che elabora modelli ispano-moreschi a lustro, impiegando soprattutto un blu zaffera di tono cinerino, dai cui il nome di tavolozza fredda, con dettagli in giallo cedrino e in verde. La foggia che più la rappresenta è senza dubbio il piatto a cavetto carenato e con piede ad anello (o a cercine), mentre lapparato decorativo si fonda sui principali filoni quattrocenteschi: epigrafico, fitomorfo, zoomorfo, araldico e figurato, sempre risparmiati dal fondo per mezzo di una cartella a riserva, entro sfondi ispirati ai modelli iberici, cioè minuti motivi vegetali, corolle, spiralette, puntini, palmette a ventaglio, rosette ecc. Unimportante novità di tale famiglia, che bene rappresenta lo stile severo della maiolica quattrocentesca, è rappresentata dallacquisizione della figura: sono infatti documentate opere con ritratti e personaggi negli abiti del tempo1, sia curtensi sia popolari, formulati per lo più secondo una figuratività un po acerba, ma permeata di una vena descrittiva talvolta ironica, pienamente manifestata in questopera. Siamo infatti di fronte ad uno straordinario documento figurativo e di costume. Larte del chiavaiolo dal Medioevo rivestiva unimportanza fondamentale nella vita quotidiana delle comunità cittadine e delle campagne, poiché, oltre alle chiavi si occupava di serrature cardini, chiavistelli, maniglie ecc. Aveva una sua corporazione, provvista di uno statuto e di uninsegna. Era mestiere particolarmente delicato sotto il profilo della legge, poiché il chiavaiolo poteva essere coinvolto in complicità in furti e scassi; per questo particolarmente severe erano le pene previste nei confronti di questi artigiani, come la scena di questo piatto pare proprio confermare. Peccato solo che la cripticità della legenda tracciata sul cartiglio impedisca al momento di ricavare altre informazioni, specie su possibili significati simbolici connessi allimmagine stessa. 1RAVANELLI GUIDOTTI 1998, pp. 118- 130.
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