Piatto Faenza, fine del sec. XV - inizio del sec. XVI Maiolica Diametro cm 24, 5 Fratture e lacune integrate Provenienza: collezione privata Il piatto è dotato di cavetto piuttosto fondo, di tesa orizzontale con breve orlo profilato e di piede leggermente incavato e appena accennato. Sul recto, al centro del cavetto è dipinto un medaglione circolare, delimitato da una formella polilobata, entro cui campeggia la figura di un centauro accosciato, di sembianze femminili, che sembra sul punto di ricevere da sinistra un dardo e, quasi a proteggersi, porta la mano destra sul petto. Attorno al medaglione è dipinta una larga fascia ad embricazioni e sulla tesa si dispone un motivo di cerchi racchiudenti ciascuno una palmetta persiana fiorita, contorntata da spiralette. Sul verso è tracciato un motivo di cerchi concentrici, detto a calza, che vanno dal centro del piede fino allorlo. Dipinto in arancione, blu e verde. Questopera è un interessante documento del Rinascimento faentino. La mitica figura al centro del cavetto deriva dallesperienza maturata dalléquipe di artefici faentini, che partecipò allimpresa del pavimento maiolicato della cappella Vaselli in San Petronio a Bologna, databile intorno al 14871: pavimento il cui repertorio enciclopedico del tempo, lasciò un segno sul vasellame coevo e successivo, nel quale vengono elaborate, ad esempio, le stesse palmette persiane1(d), ma anche la soluzione di evidenziare il tema principale entro formella polilobata e a sfondo campito, in blu o in giallo, senza accenno di paesaggio, proprio come nel caso in esame. Così anche la figura del centauro, singolare per la sua trasformazione in sembianze femminili, si rifà ai soggetti di alcune mattonelle del pavimento petroniano, in cui sono presenti molti quadrupedi accosciati, con le zampe disposte alla stessa maniera, cioè con una delle due anteriori piegata allindietro, così la punteggiatura della parte equina della stessa figura2.Tra le tante anticipazioni del repertorio petroniano, comprese le embricazioni riprese anche nel caveto del piatto in esame, conviene ricordare che esso segna la conquista del disegno di figura, facendo sì che si inauguri una sorta di fase pre-istoriata, che avrà una gestazione di alcuni decenni tra la fine del 400 e i primi del 500, prima di arrivare alla matura definizione formale e complessa della istoria . Si noti infatti quanto la parte umana del centauro esprima la stessa minuta, acerba maniera, non priva di delicato incanto, compresa lenfatizzazione della mano sinistra, delle opere dei maestri anonimi del primo-istoriato faentino. Per la cronologia di opere come questa, è vero che ci si riferisce in via di massima alla data del citato pavimento bolognese o poco più, tuttavia talune fogge impiegate a Faenza per la palmetta persiana si mostrano adottate contemporaneamente per la grottesca, con date che coprono la prima metà del 500, e per i motivi alla porcellana, con opere datate dal 1521 al 1591: pertanto siamo propensi a portare la datazione di questo piatto ai primi del 500, anche in considerazione dellesistenza di un piatto, con stemma e tesa a palmette, nel Museo di Faenza, datato 15243. 1RAVANELLI GUIDOTTI1 1998, pp. 169-190. 2RAVANELLI GUIDOTTI1 1988, nn. 582- 590. 3RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 124- 126, scheda 4. Bibliografia Lopera è pubblicata in: GALEAZZI-VALENTINI 1975, pagg. 116- 117.
Piatto Faenza, fine del sec. XV - inizio del sec. XVI Maiolica Diametro cm 24, 5 Fratture e lacune integrate Provenienza: collezione privata Il piatto è dotato di cavetto piuttosto fondo, di tesa orizzontale con breve orlo profilato e di piede leggermente incavato e appena accennato. Sul recto, al centro del cavetto è dipinto un medaglione circolare, delimitato da una formella polilobata, entro cui campeggia la figura di un centauro accosciato, di sembianze femminili, che sembra sul punto di ricevere da sinistra un dardo e, quasi a proteggersi, porta la mano destra sul petto. Attorno al medaglione è dipinta una larga fascia ad embricazioni e sulla tesa si dispone un motivo di cerchi racchiudenti ciascuno una palmetta persiana fiorita, contorntata da spiralette. Sul verso è tracciato un motivo di cerchi concentrici, detto a calza, che vanno dal centro del piede fino allorlo. Dipinto in arancione, blu e verde. Questopera è un interessante documento del Rinascimento faentino. La mitica figura al centro del cavetto deriva dallesperienza maturata dalléquipe di artefici faentini, che partecipò allimpresa del pavimento maiolicato della cappella Vaselli in San Petronio a Bologna, databile intorno al 14871: pavimento il cui repertorio enciclopedico del tempo, lasciò un segno sul vasellame coevo e successivo, nel quale vengono elaborate, ad esempio, le stesse palmette persiane1(d), ma anche la soluzione di evidenziare il tema principale entro formella polilobata e a sfondo campito, in blu o in giallo, senza accenno di paesaggio, proprio come nel caso in esame. Così anche la figura del centauro, singolare per la sua trasformazione in sembianze femminili, si rifà ai soggetti di alcune mattonelle del pavimento petroniano, in cui sono presenti molti quadrupedi accosciati, con le zampe disposte alla stessa maniera, cioè con una delle due anteriori piegata allindietro, così la punteggiatura della parte equina della stessa figura2.Tra le tante anticipazioni del repertorio petroniano, comprese le embricazioni riprese anche nel caveto del piatto in esame, conviene ricordare che esso segna la conquista del disegno di figura, facendo sì che si inauguri una sorta di fase pre-istoriata, che avrà una gestazione di alcuni decenni tra la fine del 400 e i primi del 500, prima di arrivare alla matura definizione formale e complessa della istoria . Si noti infatti quanto la parte umana del centauro esprima la stessa minuta, acerba maniera, non priva di delicato incanto, compresa lenfatizzazione della mano sinistra, delle opere dei maestri anonimi del primo-istoriato faentino. Per la cronologia di opere come questa, è vero che ci si riferisce in via di massima alla data del citato pavimento bolognese o poco più, tuttavia talune fogge impiegate a Faenza per la palmetta persiana si mostrano adottate contemporaneamente per la grottesca, con date che coprono la prima metà del 500, e per i motivi alla porcellana, con opere datate dal 1521 al 1591: pertanto siamo propensi a portare la datazione di questo piatto ai primi del 500, anche in considerazione dellesistenza di un piatto, con stemma e tesa a palmette, nel Museo di Faenza, datato 15243. 1RAVANELLI GUIDOTTI1 1998, pp. 169-190. 2RAVANELLI GUIDOTTI1 1988, nn. 582- 590. 3RAVANELLI GUIDOTTI 2004, pp. 124- 126, scheda 4. Bibliografia Lopera è pubblicata in: GALEAZZI-VALENTINI 1975, pagg. 116- 117.
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