(Anversa o Mechelen, ca. 1550 - Treviso, 1604 ; 1605) Allegoria dell'Estate Olio su tela, cm 90X166
Pittore, incisore e poeta, Toeput si trasferì in Italia soggiornando inizialmente a Venezia nella bottega del Tintoretto con Pauwel Franck, detto Paolo Fiammingo (1580 c.), per poi compiere viaggi di studio a Firenze e Roma (come attestano alcuni suoi disegni raffiguranti la Veduta del Colosseo conservato all'Albertina di Vienna e il Tevere all'altezza di Castel Sant'Angelo della Biblioteca Apostolica Vaticana), trasferendosi nel 1582 a Treviso. La sua arte è particolarmente influenzata dal manierismo veneto, che rielabora seguendo la propria indole fiamminga, e 'datosi al far de' paesi, acquistò nome di Velent'huomo' (C. Ridolfi, 'Le meraviglie dell'arte antica, ovvero le vite degli illustri pittori veneti e dello stato', II, 1648, p. 93). Appare tipica della sua produzione la tela in esame, che rielabora con originalità gli esempi bassaneschi e lombardi con l¿eleganza nordica. La concezione scenica personalissima, crea una dilatazione spaziale scandita dal primo piano dove sono in posa i brani di natura morta e le figure, mentre siamo condotti verso l'orizzonte da un elegante giardino all'italiana, secondo uno schema illustrativo caratteristico dell'artista. Bibliografia di riferimento: R. Pallucchini, 'La pittura veneziana del Seicento', Milano 1981, vol. I, p. 63
(Anversa o Mechelen, ca. 1550 - Treviso, 1604 ; 1605) Allegoria dell'Estate Olio su tela, cm 90X166
Pittore, incisore e poeta, Toeput si trasferì in Italia soggiornando inizialmente a Venezia nella bottega del Tintoretto con Pauwel Franck, detto Paolo Fiammingo (1580 c.), per poi compiere viaggi di studio a Firenze e Roma (come attestano alcuni suoi disegni raffiguranti la Veduta del Colosseo conservato all'Albertina di Vienna e il Tevere all'altezza di Castel Sant'Angelo della Biblioteca Apostolica Vaticana), trasferendosi nel 1582 a Treviso. La sua arte è particolarmente influenzata dal manierismo veneto, che rielabora seguendo la propria indole fiamminga, e 'datosi al far de' paesi, acquistò nome di Velent'huomo' (C. Ridolfi, 'Le meraviglie dell'arte antica, ovvero le vite degli illustri pittori veneti e dello stato', II, 1648, p. 93). Appare tipica della sua produzione la tela in esame, che rielabora con originalità gli esempi bassaneschi e lombardi con l¿eleganza nordica. La concezione scenica personalissima, crea una dilatazione spaziale scandita dal primo piano dove sono in posa i brani di natura morta e le figure, mentre siamo condotti verso l'orizzonte da un elegante giardino all'italiana, secondo uno schema illustrativo caratteristico dell'artista. Bibliografia di riferimento: R. Pallucchini, 'La pittura veneziana del Seicento', Milano 1981, vol. I, p. 63
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