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Auktionsarchiv: Los-Nr. 602

LETTERATURA DEL NOVECENTO. CARTE DOMENICO OLIVA. Domenico OLIVA (1860-1917) fu un personaggio di notevole spicco nella vita teatrale, letteraria e politica a cavallo del Novecento. Sin da giovane la sua penna un po' roboante s'impose su riviste e gio...

Auction 29.05.2003
29.05.2003
Schätzpreis
10.000 € - 15.000 €
ca. 11.581 $ - 17.372 $
Zuschlagspreis:
11.160 €
ca. 12.925 $
Auktionsarchiv: Los-Nr. 602

LETTERATURA DEL NOVECENTO. CARTE DOMENICO OLIVA. Domenico OLIVA (1860-1917) fu un personaggio di notevole spicco nella vita teatrale, letteraria e politica a cavallo del Novecento. Sin da giovane la sua penna un po' roboante s'impose su riviste e gio...

Auction 29.05.2003
29.05.2003
Schätzpreis
10.000 € - 15.000 €
ca. 11.581 $ - 17.372 $
Zuschlagspreis:
11.160 €
ca. 12.925 $
Beschreibung:

LETTERATURA DEL NOVECENTO. CARTE DOMENICO OLIVA. Domenico OLIVA (1860-1917) fu un personaggio di notevole spicco nella vita teatrale, letteraria e politica a cavallo del Novecento. Sin da giovane la sua penna un po' roboante s'impose su riviste e giornali, specie nell'ambito della critica teatrale (drammaturgo si provò lui stesso, componendo una serie di lavori storici a forti tinte e dalla retorica squassante, come il suo più noto, Robespierre ; nel 1893 fece anche parte, insieme a personaggi come Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, Giulio Ricordi, Marco Praga e Ruggero Leoncavallo, dello staff che anonimamente compose - da una novella di Prevost - il libretto per la prima opera di successo di Giacomo Puccini, Manon Lescaut ), nella quale diventò presto un vero e proprio arbiter . Di orientamento nazionalista (fu anche parlamentare), alla fine del secolo gli venne temporaneamente affidata la direzione del "Corriere della Sera", testata allora non ancora dominante ma già molto influente, e alla quale collaborava da diversi anni. Ne fu direttore negli ultimi due anni dell'Ottocento. Poi continuò a fondare e dirigere imprese editoriali e giornalistiche, culturali e politiche, sino alla morte prematura. La sua produzione che oggi si legge con maggiore profitto è senz'altro quella di critico, recensore e "cronista", teatrale e letterario. Gli va dato atto di un fiuto non comune, se è vero che fu la sua (proprio sul "Corriere") l'unica recensione uscita, sulla stampa nazionale, all'apparire del primo romanzo di Italo Svevo, Una vita (1893). Importanti anche le sue interviste: con la sua rete di rapporti e la sua influenza, riuscì a parlare, in modi non banali, con tutti i principali scrittori del suo tempo (memorabili, per esempio, le interviste a d'Annunzio). Si capisce che con un curriculum del genere il suo sia un archivio epistolare di assoluta importanza, praticamente un who's who della letteratura e del teatro, non solo italiani, di quello snodo decisivo di anni. Fra le centinaia di carte, si segnalano dunque le presenze di Gabriele D'ANNUNZIO, appunto (nove lunghe lettere e quattro telegrammi: in una l'Immaginifico, ineffabile, adula le ambizioni creative del potente interlocutore: Mio caro amico, l'argomento della tua nuova tragedia è magnifico; ma anche il mio Sigismondo si svolge in Romagna ed ha molte analogie con l'eroe da te eletto... Perché tu, Lombardo, non raffiguri quello straordinario principe che fu il Conte di Virtù? L'uomo è mal noto, ed ha lineamenti mirabilissimi ), ed Eleonora DUSE immancabile; Salvatore DI GIACOMO (quattro lettere e due cartoline postali autografe firmate); Guido GOZZANO (simpatica lettera del 1915); Marino MORETTI (lunga lettera del 1911, un vero e proprio "manifesto" del poeta crepuscolare romagnolo: Io non sono "un forte"; la mia vita è solo malinconia: non dolore e nemmeno tristezza: malinconia. E' sacrilegio, ma son tentato di dirglielo... io non so che farmene della mia giovinezza. Scrivere delle poesie è l'unica cosa che mi piaccia ancora; è la più spontanea, la più nostalgica. Scrivendo, mi par di rivivere degli anni remoti, delle dolcezze passate o non godute o impossibili. Io non esco dalla mia casa, dal mio triste eremo... Io leggo sempre con molto interesse le sue cronache teatrali: più che il critico e il cronista (come Ella spesso, con amabile ironia, si chiama) ci sento lo scrittore e l'artista. Io non amo il teatro (mi è sempre parso così triste!), ma a traverso i suoi articoli mi interessa, mi piace. Direi quasi che esso eccita la mia fantasia... ); Antonio FOGAZZARO (un biglietto e una lettera, molto bella, del 1905, nella quale parla della perdita del figlio: A Lei, ma solo a Lei e solo perché so ch'Ella è padre affettuoso, dirò che a stento frenai le lagrime né vi sarei riuscito se non fossi stato in presenza d'estranei, d'indirfferenti. Sei mesi fa ho perduto un figlio col quale l'anima mia è sempre, sempre; un figlio che mi amava di tenerezza inenarrabile. Debbo dire altr

Auktionsarchiv: Los-Nr. 602
Auktion:
Datum:
29.05.2003
Auktionshaus:
Christie's
Rome
Beschreibung:

LETTERATURA DEL NOVECENTO. CARTE DOMENICO OLIVA. Domenico OLIVA (1860-1917) fu un personaggio di notevole spicco nella vita teatrale, letteraria e politica a cavallo del Novecento. Sin da giovane la sua penna un po' roboante s'impose su riviste e giornali, specie nell'ambito della critica teatrale (drammaturgo si provò lui stesso, componendo una serie di lavori storici a forti tinte e dalla retorica squassante, come il suo più noto, Robespierre ; nel 1893 fece anche parte, insieme a personaggi come Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, Giulio Ricordi, Marco Praga e Ruggero Leoncavallo, dello staff che anonimamente compose - da una novella di Prevost - il libretto per la prima opera di successo di Giacomo Puccini, Manon Lescaut ), nella quale diventò presto un vero e proprio arbiter . Di orientamento nazionalista (fu anche parlamentare), alla fine del secolo gli venne temporaneamente affidata la direzione del "Corriere della Sera", testata allora non ancora dominante ma già molto influente, e alla quale collaborava da diversi anni. Ne fu direttore negli ultimi due anni dell'Ottocento. Poi continuò a fondare e dirigere imprese editoriali e giornalistiche, culturali e politiche, sino alla morte prematura. La sua produzione che oggi si legge con maggiore profitto è senz'altro quella di critico, recensore e "cronista", teatrale e letterario. Gli va dato atto di un fiuto non comune, se è vero che fu la sua (proprio sul "Corriere") l'unica recensione uscita, sulla stampa nazionale, all'apparire del primo romanzo di Italo Svevo, Una vita (1893). Importanti anche le sue interviste: con la sua rete di rapporti e la sua influenza, riuscì a parlare, in modi non banali, con tutti i principali scrittori del suo tempo (memorabili, per esempio, le interviste a d'Annunzio). Si capisce che con un curriculum del genere il suo sia un archivio epistolare di assoluta importanza, praticamente un who's who della letteratura e del teatro, non solo italiani, di quello snodo decisivo di anni. Fra le centinaia di carte, si segnalano dunque le presenze di Gabriele D'ANNUNZIO, appunto (nove lunghe lettere e quattro telegrammi: in una l'Immaginifico, ineffabile, adula le ambizioni creative del potente interlocutore: Mio caro amico, l'argomento della tua nuova tragedia è magnifico; ma anche il mio Sigismondo si svolge in Romagna ed ha molte analogie con l'eroe da te eletto... Perché tu, Lombardo, non raffiguri quello straordinario principe che fu il Conte di Virtù? L'uomo è mal noto, ed ha lineamenti mirabilissimi ), ed Eleonora DUSE immancabile; Salvatore DI GIACOMO (quattro lettere e due cartoline postali autografe firmate); Guido GOZZANO (simpatica lettera del 1915); Marino MORETTI (lunga lettera del 1911, un vero e proprio "manifesto" del poeta crepuscolare romagnolo: Io non sono "un forte"; la mia vita è solo malinconia: non dolore e nemmeno tristezza: malinconia. E' sacrilegio, ma son tentato di dirglielo... io non so che farmene della mia giovinezza. Scrivere delle poesie è l'unica cosa che mi piaccia ancora; è la più spontanea, la più nostalgica. Scrivendo, mi par di rivivere degli anni remoti, delle dolcezze passate o non godute o impossibili. Io non esco dalla mia casa, dal mio triste eremo... Io leggo sempre con molto interesse le sue cronache teatrali: più che il critico e il cronista (come Ella spesso, con amabile ironia, si chiama) ci sento lo scrittore e l'artista. Io non amo il teatro (mi è sempre parso così triste!), ma a traverso i suoi articoli mi interessa, mi piace. Direi quasi che esso eccita la mia fantasia... ); Antonio FOGAZZARO (un biglietto e una lettera, molto bella, del 1905, nella quale parla della perdita del figlio: A Lei, ma solo a Lei e solo perché so ch'Ella è padre affettuoso, dirò che a stento frenai le lagrime né vi sarei riuscito se non fossi stato in presenza d'estranei, d'indirfferenti. Sei mesi fa ho perduto un figlio col quale l'anima mia è sempre, sempre; un figlio che mi amava di tenerezza inenarrabile. Debbo dire altr

Auktionsarchiv: Los-Nr. 602
Auktion:
Datum:
29.05.2003
Auktionshaus:
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