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Auktionsarchiv: Los-Nr. 234

Importante albarello "pseudocufico" in maiolica

Schätzpreis
10.000 € - 15.000 €
ca. 11.339 $ - 17.008 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 234

Importante albarello "pseudocufico" in maiolica

Schätzpreis
10.000 € - 15.000 €
ca. 11.339 $ - 17.008 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Beschreibung:

Cm. 23 h., Montelupo, metà del XV secolo, danneggiato. Vaso a corpo cilindrico, carenato verso la base, che è ampia e piatta; la spalla si chiude su un largo colletto, a basso sviluppo cilindrico e con orlo leggermente estroflesso. Sulla superficie si dispone una decorazione detta “pseudocufica” (o “pseudoepigrafica”), che echeggia la scrittura araba, alternata a zone quadrangolari di riempitivo a graticcio racchiudenti un dischetto; verso la base e sulla spalla fasce con tralcio continuo di foglie e sul colletto stretta fascia di pennellate oblique. Dipinto in monocromia azzurra. Quest’opera appartiene ad una pregevole serie di albarelli, testimonianza della rapida espansione produttiva e qualitativa di cui furono protagoniste le officine di Montelupo e del contado fiorentino intorno alla metà del ’400. Circa l’aspetto decorativo, esso è frutto della suggestione esercitata dai prodotti ispano-moreschi valenzani, che riprende, travisandola e semplificandola, la dicitura devozionale araba “alafia”, che a scopo ornamentale i valenzani applicavano ai loro manufatti dal secondo terzo del XV secolo, soprattutto ripartendola in comparti delineati dai caratteri dai lunghi tratti verticali alternati ad intrecci. D’altronde l’influsso moresco è accolto strettamente dai vasai toscani, che adottano questa decorazione associata a minuti elementi decorativi complementari, come fasce di pennellate verticali, linee sinuose continue, zone a graticcio, palmette a ventaglio, rombi punteggiati, foglie simili a quelle di prezzemolo, ecc. Con tale repertorio, che impiega una tavolozza in “zaffera” a tonalità cinerina, detta per questo “tavolozza fredda”, si presentano, ad esempio, altri albarelli analoghi già nelle collezioni Ducrot, Spanò, Della Gherardesca e Castiglioni, e nei Musei di Sèvres, del Bargello di Firenze, del Victoria and Albert di Londra, del Kunstgewerbemuseum di Berlino, de la Roche, di Stoccolma, di Faenza, di Montelupo ecc. (nota 1). Va inoltre sottolineato ai fini dell’attribuzione a Montelupo che tale tipologia, inclusa da Berti all’interno della classe denominata “damaschino” monocromo, è documentata attraverso contesti di scavo (nota 2). Carmen Ravanelli Guidotti 1) C. RAVANELLI GUIDOTTI, La donazione Angiolo Fanfani, Faenza 1990, pp. 22-25, scheda 7 (con rimandi bibliografici).Si rinvia inoltre alla dettagliata scheda specialistica, relativa ad un albarello molto simile a questo, redatta da Marino Marini (M. Marini, Passione e collezione. Maioliche e ceramiche toscane dal XIV al XVIII secolo, catalogo della mostra, Firezne, Casa Buonarroti, 15 novembre 2014 - 10 febbraio 2015, Edifir, Firenze, 2014, scheda n. 31). 2) F. BERTI, Il Museo della ceramica di Montelupo, catalogo, Firenze 2008, pp. 99, 223-229.

Auktionsarchiv: Los-Nr. 234
Auktion:
Datum:
15.04.2016
Auktionshaus:
Farsettiarte
Viale della Repubblica (area Museo "Luigi Pecci")
59100 Prato
Italien
info@farsettiarte.it
+39 0574 572400
+39 0574 574132
Beschreibung:

Cm. 23 h., Montelupo, metà del XV secolo, danneggiato. Vaso a corpo cilindrico, carenato verso la base, che è ampia e piatta; la spalla si chiude su un largo colletto, a basso sviluppo cilindrico e con orlo leggermente estroflesso. Sulla superficie si dispone una decorazione detta “pseudocufica” (o “pseudoepigrafica”), che echeggia la scrittura araba, alternata a zone quadrangolari di riempitivo a graticcio racchiudenti un dischetto; verso la base e sulla spalla fasce con tralcio continuo di foglie e sul colletto stretta fascia di pennellate oblique. Dipinto in monocromia azzurra. Quest’opera appartiene ad una pregevole serie di albarelli, testimonianza della rapida espansione produttiva e qualitativa di cui furono protagoniste le officine di Montelupo e del contado fiorentino intorno alla metà del ’400. Circa l’aspetto decorativo, esso è frutto della suggestione esercitata dai prodotti ispano-moreschi valenzani, che riprende, travisandola e semplificandola, la dicitura devozionale araba “alafia”, che a scopo ornamentale i valenzani applicavano ai loro manufatti dal secondo terzo del XV secolo, soprattutto ripartendola in comparti delineati dai caratteri dai lunghi tratti verticali alternati ad intrecci. D’altronde l’influsso moresco è accolto strettamente dai vasai toscani, che adottano questa decorazione associata a minuti elementi decorativi complementari, come fasce di pennellate verticali, linee sinuose continue, zone a graticcio, palmette a ventaglio, rombi punteggiati, foglie simili a quelle di prezzemolo, ecc. Con tale repertorio, che impiega una tavolozza in “zaffera” a tonalità cinerina, detta per questo “tavolozza fredda”, si presentano, ad esempio, altri albarelli analoghi già nelle collezioni Ducrot, Spanò, Della Gherardesca e Castiglioni, e nei Musei di Sèvres, del Bargello di Firenze, del Victoria and Albert di Londra, del Kunstgewerbemuseum di Berlino, de la Roche, di Stoccolma, di Faenza, di Montelupo ecc. (nota 1). Va inoltre sottolineato ai fini dell’attribuzione a Montelupo che tale tipologia, inclusa da Berti all’interno della classe denominata “damaschino” monocromo, è documentata attraverso contesti di scavo (nota 2). Carmen Ravanelli Guidotti 1) C. RAVANELLI GUIDOTTI, La donazione Angiolo Fanfani, Faenza 1990, pp. 22-25, scheda 7 (con rimandi bibliografici).Si rinvia inoltre alla dettagliata scheda specialistica, relativa ad un albarello molto simile a questo, redatta da Marino Marini (M. Marini, Passione e collezione. Maioliche e ceramiche toscane dal XIV al XVIII secolo, catalogo della mostra, Firezne, Casa Buonarroti, 15 novembre 2014 - 10 febbraio 2015, Edifir, Firenze, 2014, scheda n. 31). 2) F. BERTI, Il Museo della ceramica di Montelupo, catalogo, Firenze 2008, pp. 99, 223-229.

Auktionsarchiv: Los-Nr. 234
Auktion:
Datum:
15.04.2016
Auktionshaus:
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Viale della Repubblica (area Museo "Luigi Pecci")
59100 Prato
Italien
info@farsettiarte.it
+39 0574 572400
+39 0574 574132
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