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Auktionsarchiv: Los-Nr. 61

Coppa Rimini (?), 1560-65 ca.

Schätzpreis
8.500 € - 9.500 €
ca. 9.372 $ - 10.474 $
Zuschlagspreis:
8.500 €
ca. 9.372 $
Auktionsarchiv: Los-Nr. 61

Coppa Rimini (?), 1560-65 ca.

Schätzpreis
8.500 € - 9.500 €
ca. 9.372 $ - 10.474 $
Zuschlagspreis:
8.500 €
ca. 9.372 $
Beschreibung:

Coppa Rimini (?), 1560-65 ca. Maiolica Diametro cm 27,3 buona conservazione; minime scheggiature dello smalto al bordo Provenienza: collezione privata La coppa presenta umbone centrale, poggiante su piede svasato, attorno al quale si dispongono delle baccellature “a corolla”, che terminano al bordo con larghe smerlature (“crespina”). Sul recto, a piena superficie, è istoriato “Il trion- fo di Bacco”, con al centro il dio ignudo, seduto su un cuscino, in atto di reggere una lira con la destra e con accanto un satiro, che lo abbraccia brandendo con la sinistra una coppa; a sinistra è raffigurata una Menade, in posa danzante ac- compagnandosi con un tamburello, e a destra un fanciullo trascina una capra. In secondo piano, al centro è posta una grossa pianta di vite e sullo sfondo colline alberate, edifici e monti in lontananza. Sul verso una filettatura gialla al bordo. Dipinta in arancio, blu, bruno e bruno violaceo di manganese, giallo, nero e verde. Questa scena profana, con trionfo bacchico, ricalca un soggetto, ab antiquo, ripreso da molti artisti nel ‘500. Era soggetto gradito alla committenza, perché evocava i riti pagani dionisiaci dell’antichità, connessi al vino e alla fertilità, con Bacco, sileni e Menadi, queste ultime sempre in pose di danza convulsa, come anche la scena di questa coppa conferma. Molte le incisioni che divulgavano questo soggetto in ambiente maiolicaro, specialmente marchigiano: Agostino Veneziano, Perin del Vaga, Giulio Bonasone ecc.). In questo caso, la scena è fedele trascrizione di un stampa di Giovan Battista Franco artista udinese, i cui modelli incisori, dopo la metà del ‘500, furono molto in uso nelle botteghe maiolicare italiane (b). Tuttavia nella trascrizione maiolicata si osservano l’omissione della parte sinistra con i due puttini che nella stampa avanzano reggendo un bacile colmo d’uva, mentre sono aggiunte una collina alberata sulla destra e un paesaggio sullo sfondo. L’opera stilisticamente, a nostro avviso, manifesta alcune peculiarità stilistiche vicine alla maniera del cosiddetto “Pittore della caduta di Saulo” 1, maestro che intorno al 1560- 70 dipinge una cospicua serie di “istoriati” prestigiosi, tra i quali un piatto con “La strage degli innocenti”, nel Museo del Bargello, che porta la data “1566”2. Nella sua opera in generale si osservano una certa enfatizzazione nelle proporzioni dei personaggi, dalle anatomie arrotondate e calati sempre in una visione dagli spazi ampi e a volte grandiosi, con i monti hanno sempre dalle cime erose, e il tutto reso limpidamente con una gamma cromatica dorata molto luminosa. Tuttavia in merito all’attribuzione, è d’obbligo riferire l’opinione di Riccardo Gresta, il quale ha in corso un importante studio sull’istoriato riminese; secondo lo studioso, per l’ iconografia va menzionato un bulino di Domenico Zenoi o Zenone, attivo a Venezia tra il 1560 e il 1574, mentre per la attribuzione la coppa va ascritta ad un maestro riminese e precisamente al “Pittore della creazione di Adamo”, databile intorno al 1570 - 75 ca. Si tratta di un anonimo maiolicaro,al quale si possono assegnare altri nove pezzi, vicino al “Pittore della caduta di Saulo” e a quello del “Maestro del 1574”, un urbinate forse attivo a Rimini per qualche anno3: ambito in cui, aggiungiamo, l’istoriato spesso si giova della “crespina” a larga smerlatura, proprio come l’opera in esame, molto in uso presso le botteghe riminesi nel secondo ‘500. Una versione iconograficamente simile, attribuita ad Urbino o Castel Durante (1550- 75 ca.), si conserva nel Fitzwilliam Museum di Cambridge4, mentre altre, della bottega di mastro Domenego da Venezia, sono in trascrizione parziale della stessa fonte iconografica nei Musei di Braunschweig5 e di Norimberga6. 1RACCANELLO 2009, pp. 16- 17; IDEM 2012, pp. 110- 117. 2RAVANELLI GUIDOTTI 2015, pp. 139- 140. 3 GRESTA 2016 (in corso di stampa). 4Poole1997, pp.382-383, scheda 415; la studiosa inoltre segnala lo stesso soggetto su una coppa nell’ Ashmol

Auktionsarchiv: Los-Nr. 61
Auktion:
Datum:
25.10.2016
Auktionshaus:
Cambi Casa d'Aste
Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
Italien
info@cambiaste.com
+39 010 8395029
+39 010 879482
Beschreibung:

Coppa Rimini (?), 1560-65 ca. Maiolica Diametro cm 27,3 buona conservazione; minime scheggiature dello smalto al bordo Provenienza: collezione privata La coppa presenta umbone centrale, poggiante su piede svasato, attorno al quale si dispongono delle baccellature “a corolla”, che terminano al bordo con larghe smerlature (“crespina”). Sul recto, a piena superficie, è istoriato “Il trion- fo di Bacco”, con al centro il dio ignudo, seduto su un cuscino, in atto di reggere una lira con la destra e con accanto un satiro, che lo abbraccia brandendo con la sinistra una coppa; a sinistra è raffigurata una Menade, in posa danzante ac- compagnandosi con un tamburello, e a destra un fanciullo trascina una capra. In secondo piano, al centro è posta una grossa pianta di vite e sullo sfondo colline alberate, edifici e monti in lontananza. Sul verso una filettatura gialla al bordo. Dipinta in arancio, blu, bruno e bruno violaceo di manganese, giallo, nero e verde. Questa scena profana, con trionfo bacchico, ricalca un soggetto, ab antiquo, ripreso da molti artisti nel ‘500. Era soggetto gradito alla committenza, perché evocava i riti pagani dionisiaci dell’antichità, connessi al vino e alla fertilità, con Bacco, sileni e Menadi, queste ultime sempre in pose di danza convulsa, come anche la scena di questa coppa conferma. Molte le incisioni che divulgavano questo soggetto in ambiente maiolicaro, specialmente marchigiano: Agostino Veneziano, Perin del Vaga, Giulio Bonasone ecc.). In questo caso, la scena è fedele trascrizione di un stampa di Giovan Battista Franco artista udinese, i cui modelli incisori, dopo la metà del ‘500, furono molto in uso nelle botteghe maiolicare italiane (b). Tuttavia nella trascrizione maiolicata si osservano l’omissione della parte sinistra con i due puttini che nella stampa avanzano reggendo un bacile colmo d’uva, mentre sono aggiunte una collina alberata sulla destra e un paesaggio sullo sfondo. L’opera stilisticamente, a nostro avviso, manifesta alcune peculiarità stilistiche vicine alla maniera del cosiddetto “Pittore della caduta di Saulo” 1, maestro che intorno al 1560- 70 dipinge una cospicua serie di “istoriati” prestigiosi, tra i quali un piatto con “La strage degli innocenti”, nel Museo del Bargello, che porta la data “1566”2. Nella sua opera in generale si osservano una certa enfatizzazione nelle proporzioni dei personaggi, dalle anatomie arrotondate e calati sempre in una visione dagli spazi ampi e a volte grandiosi, con i monti hanno sempre dalle cime erose, e il tutto reso limpidamente con una gamma cromatica dorata molto luminosa. Tuttavia in merito all’attribuzione, è d’obbligo riferire l’opinione di Riccardo Gresta, il quale ha in corso un importante studio sull’istoriato riminese; secondo lo studioso, per l’ iconografia va menzionato un bulino di Domenico Zenoi o Zenone, attivo a Venezia tra il 1560 e il 1574, mentre per la attribuzione la coppa va ascritta ad un maestro riminese e precisamente al “Pittore della creazione di Adamo”, databile intorno al 1570 - 75 ca. Si tratta di un anonimo maiolicaro,al quale si possono assegnare altri nove pezzi, vicino al “Pittore della caduta di Saulo” e a quello del “Maestro del 1574”, un urbinate forse attivo a Rimini per qualche anno3: ambito in cui, aggiungiamo, l’istoriato spesso si giova della “crespina” a larga smerlatura, proprio come l’opera in esame, molto in uso presso le botteghe riminesi nel secondo ‘500. Una versione iconograficamente simile, attribuita ad Urbino o Castel Durante (1550- 75 ca.), si conserva nel Fitzwilliam Museum di Cambridge4, mentre altre, della bottega di mastro Domenego da Venezia, sono in trascrizione parziale della stessa fonte iconografica nei Musei di Braunschweig5 e di Norimberga6. 1RACCANELLO 2009, pp. 16- 17; IDEM 2012, pp. 110- 117. 2RAVANELLI GUIDOTTI 2015, pp. 139- 140. 3 GRESTA 2016 (in corso di stampa). 4Poole1997, pp.382-383, scheda 415; la studiosa inoltre segnala lo stesso soggetto su una coppa nell’ Ashmol

Auktionsarchiv: Los-Nr. 61
Auktion:
Datum:
25.10.2016
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Cambi Casa d'Aste
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16122 Genova
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