Coppa Faenza, Baldassarre Manara, 1535 ca. Maiolica Diametro cm 24,8 buona conservazione; minime connessioni al bordo e allattaccatura del piede Provenienza: collazione privata Coppa a cavetto liscio con orlo leggermente rialzato ed ampio piede svasato. A piena superficie è istoriato il mito di Atteone mutato in cervo (OVI- DIO, METAMORFOSI, III, 138- 252). In particolare è fissato il momento in cui il giovane, durante una battuta di caccia, sorprende Diana e le ninfe sue compagne, intente al bagno. La dea adirata è raffigurata sul punto di gettare acqua su Atteone, così da trasformarlo in cervo. Qui però il giovane ha ancora le sembianze di pastore e non è seguito dai cani che, dopo la metamorfosi in cervo, non riconoscendo il padrone, lo sbraneranno. Dipinto in arancio, bruno, blu, giallo, nero e verde. Questa poetica versione di Atteone fa parte nel corpus pittorico del Manara, maiolicaro faentino la cui attività, per le opere datate, ad oggi è documentata tra il 1532 e il 1538. Anche se non è datata, questa coppa è uno dei saggi più riusciti del maestro, in cui egli manifesta copiosamente e magistralmente tutti gli stilemi a lui peculiari (blocchi rocciosi a scaglie, città murate con alti edifici in lontananza, montagne allorizzonte che sembrano cristalli di ghiaccio ecc.), cui va aggiunta una particolare qualità cromatica, fragrante di verdi e azzurri emulsionati, e di orizzonti in cui il giallo sfuma nellazzurro in un momento indefinito di alba/tramonto. Inoltre la stessa posa aggraziata dei suoi protagonisti e la bonaria concretezza delle forme delle figurine femminili ignude (seno arrotondato col capezzolo marcato), li ritroviamo anche nei piatti datati 1534 e 1535, con Narciso e con La Resurrezione del Victoria and Albert di Londra, e con Tuccia , del British Museum, con Esaco ed Esperia di raccolta privata, con Atalanta e Ippomene del Fitzwilliam Museum di Cambridge, con Il Trionfo del tempo dellAshmolean Museum di Oxford, ecc.1. Questa coppa passò allasta londinese di Christie nel giugno 1992, come opera vicina alla maniera del Pittore in Castel Durante: attribuzione che seppur ormai superata, mantiene un suo interesse critico perché dà occasione di osservare come intorno al terzo decennio del 500 sia a Faenza sia nelle botteghe marchigiane fosse maturata una comune maniera peculiare al lessico del primo-istoriato, con istorie popolate di figurine dalle pose armoniose, sempre calate in unatmosfera che la tavolozza tersa e delicata fa sembrare rarefatta e un po sospesa. In senso iconografico queste istorie vengono vengono elaborate di preferenza guardando sia le vignette silografate delle edizioni a stampa volgari, specie ovidiane, sia le incisioni raffaellesche di Marcantonio Raimondi In questo caso il maestro per Atteone ha trascritto in controparte, ma con tutta la sua seducente vena fabulistica, la figura di Ippomene da una delle vignette delledizione veneziana delle Metamorfosi di Ovidio (b,c), impiegata integralmente anche per un istoriato col mito di Atalanta, del Fitzwilliam Museum di Cambridge, mentre per quella di Diana ha dedotto la stessa figura della omonima incisione del Maestro. I. B. con luccello (d, e). 1RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 112- 123, schede 2-4, 12, 23, 28, pp. 142- 144, 172-175, 188-190. Bibliografia Lopera è passata allasta di Christies nel 1992 (CHRI- STIES 1992, lotto 282) ed è pubblicata in: RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 130-131, scheda 7.
Coppa Faenza, Baldassarre Manara, 1535 ca. Maiolica Diametro cm 24,8 buona conservazione; minime connessioni al bordo e allattaccatura del piede Provenienza: collazione privata Coppa a cavetto liscio con orlo leggermente rialzato ed ampio piede svasato. A piena superficie è istoriato il mito di Atteone mutato in cervo (OVI- DIO, METAMORFOSI, III, 138- 252). In particolare è fissato il momento in cui il giovane, durante una battuta di caccia, sorprende Diana e le ninfe sue compagne, intente al bagno. La dea adirata è raffigurata sul punto di gettare acqua su Atteone, così da trasformarlo in cervo. Qui però il giovane ha ancora le sembianze di pastore e non è seguito dai cani che, dopo la metamorfosi in cervo, non riconoscendo il padrone, lo sbraneranno. Dipinto in arancio, bruno, blu, giallo, nero e verde. Questa poetica versione di Atteone fa parte nel corpus pittorico del Manara, maiolicaro faentino la cui attività, per le opere datate, ad oggi è documentata tra il 1532 e il 1538. Anche se non è datata, questa coppa è uno dei saggi più riusciti del maestro, in cui egli manifesta copiosamente e magistralmente tutti gli stilemi a lui peculiari (blocchi rocciosi a scaglie, città murate con alti edifici in lontananza, montagne allorizzonte che sembrano cristalli di ghiaccio ecc.), cui va aggiunta una particolare qualità cromatica, fragrante di verdi e azzurri emulsionati, e di orizzonti in cui il giallo sfuma nellazzurro in un momento indefinito di alba/tramonto. Inoltre la stessa posa aggraziata dei suoi protagonisti e la bonaria concretezza delle forme delle figurine femminili ignude (seno arrotondato col capezzolo marcato), li ritroviamo anche nei piatti datati 1534 e 1535, con Narciso e con La Resurrezione del Victoria and Albert di Londra, e con Tuccia , del British Museum, con Esaco ed Esperia di raccolta privata, con Atalanta e Ippomene del Fitzwilliam Museum di Cambridge, con Il Trionfo del tempo dellAshmolean Museum di Oxford, ecc.1. Questa coppa passò allasta londinese di Christie nel giugno 1992, come opera vicina alla maniera del Pittore in Castel Durante: attribuzione che seppur ormai superata, mantiene un suo interesse critico perché dà occasione di osservare come intorno al terzo decennio del 500 sia a Faenza sia nelle botteghe marchigiane fosse maturata una comune maniera peculiare al lessico del primo-istoriato, con istorie popolate di figurine dalle pose armoniose, sempre calate in unatmosfera che la tavolozza tersa e delicata fa sembrare rarefatta e un po sospesa. In senso iconografico queste istorie vengono vengono elaborate di preferenza guardando sia le vignette silografate delle edizioni a stampa volgari, specie ovidiane, sia le incisioni raffaellesche di Marcantonio Raimondi In questo caso il maestro per Atteone ha trascritto in controparte, ma con tutta la sua seducente vena fabulistica, la figura di Ippomene da una delle vignette delledizione veneziana delle Metamorfosi di Ovidio (b,c), impiegata integralmente anche per un istoriato col mito di Atalanta, del Fitzwilliam Museum di Cambridge, mentre per quella di Diana ha dedotto la stessa figura della omonima incisione del Maestro. I. B. con luccello (d, e). 1RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 112- 123, schede 2-4, 12, 23, 28, pp. 142- 144, 172-175, 188-190. Bibliografia Lopera è passata allasta di Christies nel 1992 (CHRI- STIES 1992, lotto 282) ed è pubblicata in: RAVANELLI GUIDOTTI 1996, pp. 130-131, scheda 7.
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