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Auktionsarchiv: Los-Nr. 25

Coppa Faenza, 1541

Schätzpreis
6.000 € - 8.000 €
ca. 6.615 $ - 8.820 $
Zuschlagspreis:
16.500 €
ca. 18.192 $
Auktionsarchiv: Los-Nr. 25

Coppa Faenza, 1541

Schätzpreis
6.000 € - 8.000 €
ca. 6.615 $ - 8.820 $
Zuschlagspreis:
16.500 €
ca. 18.192 $
Beschreibung:

Coppa Faenza, 1541 Maiolica Diametro cm 21 Giro del piede rifatto e scheggiature all’orlo Provenienza: collezione privata Coppa a basso cavetto con superficie interamente modellata con tetraedi a rilievo; il verso non è liscio, ma anch’esso mostra parete con lieve modellatura e piede di piccolo diametro. Sul recto il gioco plastico-geometrico è sottolineato dalla profilatura e dalla campitura dei triangoli che formano ciascun tetraedo; il verso invece è dipinto con cinque nastri annodati (motivo “a groppi”), alternati a foglie su esile stelo e ad altre foglie sparse. All’interno del cavo del piede, entro rettangolo, è dipinta la data “1541”. Dipinta in azzurro, blu e bianco. L’opera appartiene alla rara tipologia delle coppe“a diamanti”,produzione di limitata entità produttiva nell’ambito della maiolica italiana, ma che a Faenza assunse particolare eccellenza qualitativa e di accattivante novità inventiva1. L’effetto delle superfici “diamantate” è di probabile tradizione romana e viene recuperato nel Rinascimento non solo nell’architettura ma anche nelle arti applicate, come nelle decorazioni robbiane, nei mobili, nel vetro, nei metalli ecc. Dal terzo decennio del secolo, la decorazione “a diamanti” nella maiolica di Faenza si concentra su fogge “aperte”, per lo più coppe (o “confettiere”), come documentano alcune opere di bella completezza in raccolte pubbliche e private, alcune come questa datate, ed anche diversi frammenti, per lo più scarti di lavorazione, che provengono da scavi urbani faentini. Sono in tutti i casi composizioni di minuziosa fattura, in cui si pone attenzione all’adattamento curvilineo delle coppe con la struttura complessa, angolosa e tridimensionale della diamantatura, ricavata comunque da stampo. La cronologia di tale genere può essere fatta partire intorno al 1535, a cui si data una coppa del Victoria and Albert Museum,nella quale la diamantatura è posta all’esterno, mentre l’interno coniuga un medaglione figurato e “grottesche”. Oltre alla presente con la data “1541”, si segnalano le coppe dello Schlesisches Museum di Opava, del Museo di Faenza2, del Kestner Museum di Hannover, datata “1543”, versione molto interessante perchè sul verso porge un’interpretazione più ordinata e riuscita del motivo a rombi tagliati in croce e dei tralci “alla porcellana”3; infine una quarta è andata all’asta nella Galleria George Petit a Parigi nel 1927, nella cui scheda si segnala la presenza sul verso della data “1545”. Sono note altresì versioni in cui la superficie diamantata non è tema decorativo dominante, ma si pre- senta contaminata da inserimenti di rara eleganza: intendiamo, ad esempio, la coppa delle raccolte del Castello di Milano, che al centro include tre foglie di acanto, le stesse che in altre due versioni, in raccolta privata e nel Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, si alternano alle punte di “diamanti”: soluzione che in una quarta, del Bayerische Nationalmuseum di Monaco, al centro propone la variante di una figura femminile, seduta con uno strumento musicale, probabile allegoria della Musica. Il ductus della figurina ci avverte che siamo prossimi alla svolta dei“bianchi”di Faenza,che impiega ancora “i diamanti”, o i parallelepidedi, per altre coppe o versatoi a casco, la cui tavolozza ora è nel giallo di due toni e nell’azzurro, canonica della pittura “compendiaria”, come dimostrano opere della bottega degli Utili e diversi reperti delle raccolte didattiche del Museo faentino. Distingue questa coppa da quelle citate la soluzione scelta per ornate il retro. Esso infatti non presenta le più usuali soluzioni di filettature “a calza” o “a corolla” di larghi petali, bensì una inusuale combinazione del classico motivo a nastro annodato con un tralcio di foglie che assomigliano, sì, a quelle del motivo “alla porcellana”, ma più disgregate e buttate giù di getto, quasi un tentativo di proporre qualcosa di innovativo. 1 RAVANELLI GUIDOTTI 19882, pp. 219- 225. 2 RAVANELLI GUIDOTTI 1990, pp. 286- 287, s

Auktionsarchiv: Los-Nr. 25
Auktion:
Datum:
25.10.2016
Auktionshaus:
Cambi Casa d'Aste
Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
Italien
info@cambiaste.com
+39 010 8395029
+39 010 879482
Beschreibung:

Coppa Faenza, 1541 Maiolica Diametro cm 21 Giro del piede rifatto e scheggiature all’orlo Provenienza: collezione privata Coppa a basso cavetto con superficie interamente modellata con tetraedi a rilievo; il verso non è liscio, ma anch’esso mostra parete con lieve modellatura e piede di piccolo diametro. Sul recto il gioco plastico-geometrico è sottolineato dalla profilatura e dalla campitura dei triangoli che formano ciascun tetraedo; il verso invece è dipinto con cinque nastri annodati (motivo “a groppi”), alternati a foglie su esile stelo e ad altre foglie sparse. All’interno del cavo del piede, entro rettangolo, è dipinta la data “1541”. Dipinta in azzurro, blu e bianco. L’opera appartiene alla rara tipologia delle coppe“a diamanti”,produzione di limitata entità produttiva nell’ambito della maiolica italiana, ma che a Faenza assunse particolare eccellenza qualitativa e di accattivante novità inventiva1. L’effetto delle superfici “diamantate” è di probabile tradizione romana e viene recuperato nel Rinascimento non solo nell’architettura ma anche nelle arti applicate, come nelle decorazioni robbiane, nei mobili, nel vetro, nei metalli ecc. Dal terzo decennio del secolo, la decorazione “a diamanti” nella maiolica di Faenza si concentra su fogge “aperte”, per lo più coppe (o “confettiere”), come documentano alcune opere di bella completezza in raccolte pubbliche e private, alcune come questa datate, ed anche diversi frammenti, per lo più scarti di lavorazione, che provengono da scavi urbani faentini. Sono in tutti i casi composizioni di minuziosa fattura, in cui si pone attenzione all’adattamento curvilineo delle coppe con la struttura complessa, angolosa e tridimensionale della diamantatura, ricavata comunque da stampo. La cronologia di tale genere può essere fatta partire intorno al 1535, a cui si data una coppa del Victoria and Albert Museum,nella quale la diamantatura è posta all’esterno, mentre l’interno coniuga un medaglione figurato e “grottesche”. Oltre alla presente con la data “1541”, si segnalano le coppe dello Schlesisches Museum di Opava, del Museo di Faenza2, del Kestner Museum di Hannover, datata “1543”, versione molto interessante perchè sul verso porge un’interpretazione più ordinata e riuscita del motivo a rombi tagliati in croce e dei tralci “alla porcellana”3; infine una quarta è andata all’asta nella Galleria George Petit a Parigi nel 1927, nella cui scheda si segnala la presenza sul verso della data “1545”. Sono note altresì versioni in cui la superficie diamantata non è tema decorativo dominante, ma si pre- senta contaminata da inserimenti di rara eleganza: intendiamo, ad esempio, la coppa delle raccolte del Castello di Milano, che al centro include tre foglie di acanto, le stesse che in altre due versioni, in raccolta privata e nel Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo, si alternano alle punte di “diamanti”: soluzione che in una quarta, del Bayerische Nationalmuseum di Monaco, al centro propone la variante di una figura femminile, seduta con uno strumento musicale, probabile allegoria della Musica. Il ductus della figurina ci avverte che siamo prossimi alla svolta dei“bianchi”di Faenza,che impiega ancora “i diamanti”, o i parallelepidedi, per altre coppe o versatoi a casco, la cui tavolozza ora è nel giallo di due toni e nell’azzurro, canonica della pittura “compendiaria”, come dimostrano opere della bottega degli Utili e diversi reperti delle raccolte didattiche del Museo faentino. Distingue questa coppa da quelle citate la soluzione scelta per ornate il retro. Esso infatti non presenta le più usuali soluzioni di filettature “a calza” o “a corolla” di larghi petali, bensì una inusuale combinazione del classico motivo a nastro annodato con un tralcio di foglie che assomigliano, sì, a quelle del motivo “alla porcellana”, ma più disgregate e buttate giù di getto, quasi un tentativo di proporre qualcosa di innovativo. 1 RAVANELLI GUIDOTTI 19882, pp. 219- 225. 2 RAVANELLI GUIDOTTI 1990, pp. 286- 287, s

Auktionsarchiv: Los-Nr. 25
Auktion:
Datum:
25.10.2016
Auktionshaus:
Cambi Casa d'Aste
Castello Mackenzie Mura di san Bartolomeo 16c 16
16122 Genova
Italien
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