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Auktionsarchiv: Los-Nr. 5

Antiquities

Aufrufpreis
9.800 €
ca. 11.054 $
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 5

Antiquities

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Beschreibung:

Coperchio di sarcofago fittile etrusco Tuscania, seconda metà del II secolo a.C. lungh. m 1,80; alt. cm 60 Coperchio di sarcofago modellato in forma di figura virile distesa. Il personaggio è recumbente sulla kline, con il piede destro disposto in orizzontale e il sinistro di lato; il ritratto è naturalistico, caratterizzato da volto allungato con fronte bassa, occhi grandi e mento ben pronunciato, i capelli ricadono a ciocche sulla fronte. Indossa una tunica a maniche corte, un mantello poggiato a mo’ di velo sul capo e l’anello-sigillo con castone circolare all'anulare sinistro, segno di appartenenza ad una famiglia aristocratica. La produzione etrusca di sarcofagi in terracotta e in pietra dal VII secolo a.C. deve la propria comparsa nelle camere sepolcrali ad officine orientali, ma la particolare tipologia con figure umane scolpite al di sopra del coperchio è di invenzione tipicamente etrusca e perdura fino alla metà del I secolo a.C. Il centro di Tarquinia, il più importante per la produzione di questa particolare tipologia, inizia il suo declino a partire dalla metà del III secolo a.C.: da qui la nascita della produzione tuscaniese su richiesta della piccola aristocrazia locale e in reazione allo scadimento dei sarcofagi in pietra. A partire dalla metà del III secolo e fino a tutto il II secolo a.C. la città di Tuscania si rese autonoma nella produzione dei sarcofagi, elaborando particolari prodotti fittili caratterizzati nella fase iniziale dall'introduzione del ritratto fisionomico tipicamente ellenistico, probabile opera di un maestro straniero. All'interno della produzione tuscaniese, che raggiunge il proprio apogeo tra la fine del III secolo e l'inizio del II secolo a.C. (e alla quale va ricondotto il nostro coperchio di sarcofago), si evidenziano alcune caratteristiche che consentono di distinguere vari gruppi riconducibili a botteghe diverse; in particolare, il tipo di lavorazione e lo stile dell’esemplare che si propone al pubblico incanto, ci consentono di inquadrare questo coperchio all'interno della produzione della Bottega denominata ‘E’, attiva nell'ultima fase della produzione tuscaniese (ossia nella seconda metà del II secolo a.C.) e per la quale si conoscono solamente 15 esemplari conservati in collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Il reperto, composto da due parti unite nel centro, presenta in corrispondenza dell’unione minime mancanze restaurate ad arte; sulle parti scoperte del corpo sono inoltre visibili tracce dell’originaria pittura rossa su scialbatura di calce bianca. PROVENIENZA Dalla collezione di un imprenditore senese, acquisito negli anni ’20 del secolo scorso; dichiarazione di possesso Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (2805/2014); preavviso di diniego all’Attestato di Libera Circolazione per il bene culturale, Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma (441/2018).

Auktionsarchiv: Los-Nr. 5
Auktion:
Datum:
28.03.2019
Auktionshaus:
Bertolami Fine Arts
Piazza Lovatelli 1
00186 Rom
Italien
info@bertolamifinearts.com
+39 06 3260 9795
+39 06 3230 610
Beschreibung:

Coperchio di sarcofago fittile etrusco Tuscania, seconda metà del II secolo a.C. lungh. m 1,80; alt. cm 60 Coperchio di sarcofago modellato in forma di figura virile distesa. Il personaggio è recumbente sulla kline, con il piede destro disposto in orizzontale e il sinistro di lato; il ritratto è naturalistico, caratterizzato da volto allungato con fronte bassa, occhi grandi e mento ben pronunciato, i capelli ricadono a ciocche sulla fronte. Indossa una tunica a maniche corte, un mantello poggiato a mo’ di velo sul capo e l’anello-sigillo con castone circolare all'anulare sinistro, segno di appartenenza ad una famiglia aristocratica. La produzione etrusca di sarcofagi in terracotta e in pietra dal VII secolo a.C. deve la propria comparsa nelle camere sepolcrali ad officine orientali, ma la particolare tipologia con figure umane scolpite al di sopra del coperchio è di invenzione tipicamente etrusca e perdura fino alla metà del I secolo a.C. Il centro di Tarquinia, il più importante per la produzione di questa particolare tipologia, inizia il suo declino a partire dalla metà del III secolo a.C.: da qui la nascita della produzione tuscaniese su richiesta della piccola aristocrazia locale e in reazione allo scadimento dei sarcofagi in pietra. A partire dalla metà del III secolo e fino a tutto il II secolo a.C. la città di Tuscania si rese autonoma nella produzione dei sarcofagi, elaborando particolari prodotti fittili caratterizzati nella fase iniziale dall'introduzione del ritratto fisionomico tipicamente ellenistico, probabile opera di un maestro straniero. All'interno della produzione tuscaniese, che raggiunge il proprio apogeo tra la fine del III secolo e l'inizio del II secolo a.C. (e alla quale va ricondotto il nostro coperchio di sarcofago), si evidenziano alcune caratteristiche che consentono di distinguere vari gruppi riconducibili a botteghe diverse; in particolare, il tipo di lavorazione e lo stile dell’esemplare che si propone al pubblico incanto, ci consentono di inquadrare questo coperchio all'interno della produzione della Bottega denominata ‘E’, attiva nell'ultima fase della produzione tuscaniese (ossia nella seconda metà del II secolo a.C.) e per la quale si conoscono solamente 15 esemplari conservati in collezioni pubbliche e private italiane ed estere. Il reperto, composto da due parti unite nel centro, presenta in corrispondenza dell’unione minime mancanze restaurate ad arte; sulle parti scoperte del corpo sono inoltre visibili tracce dell’originaria pittura rossa su scialbatura di calce bianca. PROVENIENZA Dalla collezione di un imprenditore senese, acquisito negli anni ’20 del secolo scorso; dichiarazione di possesso Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (2805/2014); preavviso di diniego all’Attestato di Libera Circolazione per il bene culturale, Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma (441/2018).

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28.03.2019
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