Beroaldo Filippo Declamatio lepidissima ebriosi, scortatoris aleatoris de vitiositate disceptantium. (Al colophon:) Impressum Bononiae: a Benedicto Hectoris, 1499. In-4° (mm 201x143). Carte [20]. Segnatura: a-b8 c4. Testo su una colonna di 27 linee. Carattere romano (112R). Marca tipografica, incisa in legno, al recto dell'ultima carta. Spazi bianchi per capitali, con letterine guida. Legatura moderna in pergamena. Buon esemplare. Alone all'angolo esterno inferiore bianco del primo fascicolo. Lievissima mancanza all'angolo inferiore esterno bianco della carta b1. Due annotazioni marginali in francese, di probabile mano secentesca. Prima edizione di questa operetta in cui Beroaldo affronta il tema, caro agli umanisti, dei vizi dell'uomo, attraverso le figure di tre fratelli il primo dedito al bere, il secondo incline alla lussuria, il terzo schiavo del gioco che si contendono l'eredità paterna, dalla quale sarà escluso il pi˜ù corrotto dei tre. A tal fine, ognuno pronuncia una difesa del proprio stile di vita, condannando i vizi incarnati dagli altri fratelli. La declamatio, dedicata dall'umanista bolognese al canonico Sigmund Gossinger, ebbe notevole fortuna. Riproposta dal Faelli nel 1511, già nel 1501 se ne ebbe un'edizione in area germanica. Ne sono note precoci traduzioni in francese e in tedesco. GW 4131; BMC VI 845; IGI 1589; Goff B472; Simon 205; Simon, Bacch. I 172; Oberlé 1013; B.IN.G 194.
Beroaldo Filippo Declamatio lepidissima ebriosi, scortatoris aleatoris de vitiositate disceptantium. (Al colophon:) Impressum Bononiae: a Benedicto Hectoris, 1499. In-4° (mm 201x143). Carte [20]. Segnatura: a-b8 c4. Testo su una colonna di 27 linee. Carattere romano (112R). Marca tipografica, incisa in legno, al recto dell'ultima carta. Spazi bianchi per capitali, con letterine guida. Legatura moderna in pergamena. Buon esemplare. Alone all'angolo esterno inferiore bianco del primo fascicolo. Lievissima mancanza all'angolo inferiore esterno bianco della carta b1. Due annotazioni marginali in francese, di probabile mano secentesca. Prima edizione di questa operetta in cui Beroaldo affronta il tema, caro agli umanisti, dei vizi dell'uomo, attraverso le figure di tre fratelli il primo dedito al bere, il secondo incline alla lussuria, il terzo schiavo del gioco che si contendono l'eredità paterna, dalla quale sarà escluso il pi˜ù corrotto dei tre. A tal fine, ognuno pronuncia una difesa del proprio stile di vita, condannando i vizi incarnati dagli altri fratelli. La declamatio, dedicata dall'umanista bolognese al canonico Sigmund Gossinger, ebbe notevole fortuna. Riproposta dal Faelli nel 1511, già nel 1501 se ne ebbe un'edizione in area germanica. Ne sono note precoci traduzioni in francese e in tedesco. GW 4131; BMC VI 845; IGI 1589; Goff B472; Simon 205; Simon, Bacch. I 172; Oberlé 1013; B.IN.G 194.
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